La voce dell'agronomo

L’ITALIA E’ LA PATRIA DELL’OLIO EXTRA VERGINE D’OLIVA O COSI’ VOGLIAMO FAR CREDERE. PERCHE’ A VALORIZZARLO CI PENSANO GLI USA

Qualità, tipicità e origine ma certamente non marketing e promozione. In questo ci superano, di gran lunga, altri Paesi, magari lontani da ogni tradizione olivicola, come gli Usa, la Francia o il Belgio, dove spuntano le oleoteche e dilagano gli oil-tasting parties

24 febbraio 2007 | Alberto Grimelli

A scoprire l’olio extra vergine d’oliva ci penderanno gli americani.
Non è una battuta ma una triste realtà.

Negli Stati Uniti continua infatti ad aumentare la popolarità degli oli di oliva di qualità, i cui prezzi stanno raggiungendo quelli del vino e degli aceti più pregiati.
La tendenza, nata in California, dove la produzione dell'olio di oliva è ripartita negli Anni Ottanta dopo quasi cent'anni di abbandono, ha raggiunto anche Manhattan, dove ha recentemente aperto al pubblico, nel Meat Packing district, Fig & Olive Downtown, locale fratello dell'omonimo dell'Upper East Side, che presenta una “carta degli oli” con varie centinaia di etichette.
Ogni piatto è accoppiato ad una varietà di olio, ed il bancone ospita spesso oil-tasting parties.

Fossero solo gli Usa a toglierci il gusto di far scoprire la bontà dell’extra vergine potrei anche sopportarlo, solo che ora anche una compagnia franco-belga si è messa in testa di far soldi con l’olio extra vergine d’oliva, riuscendoci benissimo, peraltro.
Spuntano allora come funghi, in molte capitali del nord Europa, dei negozi che propongono molte diverse tipologie di oli di oliva, ma anche accessori legati al mondo dell’olio, offrendo anche degustazioni e snack sfiziosi.

Insomma a fare marketing, guadagnandoci, ci pensano gli altri, ma a che punto sta l’Italia? Qualcosa si muove?
Nulla.
Gli esempi di oleoteche e oil bar si contano sulle dita di una mano!!!
L’Italia, il Bel Paese, che ogni anno ospita milioni di turisti, molti dei qual soggiornano proprio in regioni oliandole, offre un desolante spettacolo di sé.
Nei ristoranti, anche dopo la nuova legge (81/06), l’olio è considerato un servizio necessario, da dispensare senza alcun particolare riguardo per la materia prima.
Le enoteche e le gastronomie riservano ben poco spazio e attenzione alle bottiglie di extra vergine d’oliva, relegate in qualche pertugio perché poco redditizie.
Insomma l’olio di oliva, che viene valorizzato all’estero, in Italia non trova spazio e visibilità.
Un problema culturale e imprenditoriale che la filiera oleicola sta pagando a caro prezzo.

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