La voce dell'agronomo

L’EUROPA VUOLE CANCELLARE L’AGRICOLTURA. SI TRATTA DI CECITA’ POLITICA, AMBIENTALE E SOCIALE

Ormai sono troppe e troppo forti le lobby che vogliono avventarsi sui fondi europei al settore primario. Mai però un commissario della commissione Ue si era permesso di invitare gli agricoltori a trovarsi un altro lavoro

13 gennaio 2007 | Alberto Grimelli

E’ stata come una bomba a ciel sereno.
Durante le feste natalizie, tra un brindisi e una fetta di panettone.
Un articolo del “Financial Times” è garbatamente comparso sulle scrivanie di tutti i giornalisti che si occupano di agricoltura.
La commissaria della Commissione europea all’agricoltura Mariann Fischer Boel ha, di fatto, invitato gli agricoltori del Vecchio Continente a darsi all’ippica.
Non è bastata una lettura dell’articolo, alle volte ne sono servite due o tre.
E’ tutto vero, la Fischer Boel ha affermato che gli agricoltori europei avranno bisogno, in futuro, di un altro stipendio. Come dire, cambiate settore, cari contadini, perché il comparto primario non sarà sufficiente a mantenere le vostre famiglie.
Come potrà, qualsiasi politica agricola proveniente da Bruxelles, venire presa sul serio dagli agricoltori?
Con quale spirito accoglieranno le prossime riforme Ocm e Pac?
Cosa deve essere l’agricoltura? La vittima sacrificale di una politica impazzita?
Non si può parlare di energie sostenibili, protocollo di Kyoto, tutela ambientale senza coinvolgere direttamente il settore primario.
Non ci può essere coinvolgimento del settore primario senza gli agricoltori.
Senza un reddito decoroso, derivato dalla coltivazione dei campi, non ci saranno gli agricoltori.

Occorre colza e girasole per produrre biodiesel.

Occorrono scarti di produzioni animali e vegetali per produrre biogas.

Occorre cippato per far funzionare centrali a biomassa.

Il problema della desertificazione non può essere combattuto prescindendo dalla difesa della fertilità del suolo.

Non si può ignorare che la difesa idrogeologica del territorio passa dal presidio delle aree marginali.

Non è lecito dimenticare che con una popolazione mondiale in continuo aumento si potrebbe profilare all’orizzonte un problema di approvvigionamento alimentare. Impossibile? Il rapporto ottimale tra le scorte mondiali di cereali e il consumo dovrebbe attestarsi attorno al 24%. Oggi, a seguito della crisi dell’offerta degli ultimi anni, gli stock coprono meno del 20% della domanda. Nel 2007 la produzione cerealicola mondiale dovrebbe aumentare di 136 milioni di tonnellate, per evitare un ulteriore declino delle scorte.

Si sta palesemente e insensatamente sottovalutando l’importanza del settore primario.

La dichiarazione della Fischer Boel, nella sua qualità di “capo” della politica agricola europea, non è un esercizio di realismo, come affermato da alcuni, ma, anzi, un segnale della palese cecità politica, ambientale e sociale della commissaria all’agricoltura.

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