La voce dell'agronomo 04/11/2006

UNA DOPO L’ALTRA TUTTE LE CATEGORIE SFILANO IN PIAZZA CONTRO LA FINANZIARIA. TUTTI TRANNE GLI AGRICOLTORI

Al mondo rurale la legge finanziaria messa in piedi dal Governo Prodi deve proprio piacere. Qualche debole lamentela si è levata solo dalle file di Confagricoltura, ma senza molta convinzione. Perfetta sintonia con l’Unione oppure rassegnazione?


E’ stato ormai annunciato dalla triade sindacale che anche i dipendenti pubblici sciopereranno contro la legge Finanziaria.
L’elenco delle categorie che mal sopportano le misure economico finanziarie dell’Unione si allunga. Dopo professionisti, industriali, commercianti, artigiani, pensionati ora toccherà al pubblico impiego. Chi il prossimo?
E’ certo che non saranno gli agricoltori, che evidentemente considerano congrue e soddisfacenti le misure prese in tema agroalimentare.
Pur riconoscendo che il Ministro De Castro ha tentato di fare molto, è però lampante che non vi sono reali misure capaci di imprimere una sferzata al comparto, rilanciandolo, facendolo uscire dal baratro in cui è caduto.
Troppo pochi i fondi a disposizione per politiche di ampio respiro e portata.
Ancora una volta si guarda all’Europa e agli imminenti piani di sviluppo rurale, sapendo, già da ora, che non saranno sufficienti per riconquistare il terreno perduto.
L’allarme l’ha lanciato Federalimentare qualche settimana fa in Parlamento. L’Italia ha perso quote di mercato e anche i campioni del Made in Italy stanno soffrendo.
Qualcuno già si arrischia a definirla una lenta agonia. Marchi prestigiosi vanno verso altri lidi, le aziende agricole si indebitano sempre più, alcune cadendo in mano alle banche.
La sanatoria dei debiti Inps è stata una boccata d’ossigeno ma a un infartuato serve ben altro, ciò che non si trova, purtroppo, nella legge finanziaria.
Dei benefici del taglio del cuneo fiscale saranno ben poche imprese agricole a beneficiare, come molto poche, per fortuna, saranno costrette a versare il Tfr all’Inps.
All’apparenza parrebbe quindi una manovra neutra per il comparto agricolo.
Mancano fondi e contributi per delineare una nuova strategia agricola ma almeno non grava sulle tasche degli imprenditori, se non attraverso l’incremento dell’imposizione indiretta e la minaccia, neanche tanto velata, di un aumento degli estimi catastali e dell’imposizione dell’Ici anche sui fabbricati rurali.
Ma allora non si protesta perché questa finanziaria piace oppure perché da una manifestazione in piazza ci sarebbe, forse, più da perdere che da guadagnare?

di Alberto Grimelli