La voce dell'agronomo 14/10/2006

L’INCREDIBILE STORIA DELLE ENERGIE DA FONTI RINNOVABILI NELLE BOLLETTE DELL’ENEL

Tre miliardi di euro all’anno. Il 3,5% di quanto versiamo all’Enel va in un fondo per la “costruzione impianti fonti rinnovabili” a cui attingono abbondantemente i petrolieri italiani e internazionali., grazie a un’abile scappatoia


I Verdi italiani mendicano fondi per sviluppare le fonti rinnovabili.
Si attendono soldi per la promozione delle filiere agroenergetiche.
Anche i semplici cittadini attendono magari un contributo per l’installazione di impianti fotovoltaici, eolici.
Non risolveremo certo il problema energetico del nostro Paese ma si aiuterebbe ad alleggerire una situazione critica, che si sta facendo sempre più scottante da quando le quotazioni del petrolio sono andati alle stelle.
La legge Finanziaria 2007 è già gravosa, impensabile quindi ulteriori stanziamenti per le fonti rinnovabili.
In realtà non servirebbero altri denari, basterebbe spendere bene quelli che tutti gli utenti dell’Enel versano già, per ogni bolletta.
Un ammontare complessivo di circa tre miliardi di euro all’anno.
Su una bolletta di mille euro, quaranta sono destinati alla “costruzione impianti fonti rinnovabili” (componente tariffaria A3 per chi volesse controllare).
Sei mila miliardi delle vecchie lire, si potrebbero finanziare migliaia di piccoli impianti fotovoltaici. Purtroppo soltanto il 20% di quei soldi viene realmente destinato alle fonti rinnovabili, il resto viene generosamente elargito a grandi imprese, italiane e non.
Fatta la legge trovato l’inganno, anzi, in questo caso lo stratagemma è stato appositamente “costruito”. Infatti tra le fonti rinnovabili il Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale annovera anche “quelli in cogenerazione; quelli che utilizzano calore di risulta, fumi di scarico e altre forme di energia recuperabile in processi e impianti; quelli che usano gli scarti di lavorazione e/o di processi e quelli che utilizzano fonti fossili prodotte solo da giacimenti minori isolati”.
I grandi petrolieri ricevono così sovvenzioni, neanche tanto misere, per bruciare sottoprodotti della loro produzione che dovrebbero essere smaltiti o quantomeno lavorati prima di un loro riutilizzo.
Da scoria improduttiva a business, con i soldi dei cittadini consumatori italiani.
E poi si parla di tagli…

di Alberto Grimelli