La voce dell'agronomo 02/09/2006

EUROPA CONTINENTALE CONTRO EUROPA MEDITERRANEA, UNO SCONTRO VECCHIO DI SECOLI

Quando mancano i soldi riemergono vecchi attriti. Oggi è la Mitteleuropa a comandare i giochi, ad avere lo scettro del comando, anche sulla politica agricola. Uno scenario destinato a perdurare, con l’ingresso nella Ue dei Paesi dell’Est


I bei vecchi tempi, quelli dell’Impero Romano sono andati, svaniti. All’epoca eravamo noi, meglio i nostri progenitori, a comandare, a decidere, a stabilire regole valide in tutta Europa e oltre.
Oggi i Regolamenti e le Direttive vengono decise a Bruxelles e non a Roma.
Gli interessi degli Stati mediterranei aderenti all’Unione europea non vengono tenuti in gran conto. Non sono antieuropeista, la Cee prima, l’Ue poi hanno consentito al vecchio continente di rimanere in pace per più di mezzo secolo, un record. Non sono tuttavia neanche cieco, vedo bene che le scelte vengono prese altrove. C’è chi parla di direttorio Francia-Germania, chi lo estende anche alla Gran Bretagna, poco importa in realtà, Italia, Spagna e Grecia rimangono ai margini.
Se l’emergenza immigrazione, gli sbarchi quotidiani di clandestini avessero investito le coste nordiche vi sarebbe stata una mobilitazione europea, sarebbero stati convocati vertici e conferenze e sarebbero state prese misure urgenti per affrontare la situazione. Nulla di tutto questo è accaduto nonostante Pisanu (Centro Destra) prima e Amato (Centro Sinistra) oggi, abbiano ufficialmente richiesto l’intervento di Bruxelles. Parole e niente più. Non è questione di colore politico, ma di peso politico di un Paese, del nostro Paese. Ne abbiamo da spendere ben poco e raramente lo investiamo sul settore agricolo.
E’ una triste realtà, che non è destinata a mutare tanto presto.
I Paesi dell’Est che si accingono a entrare nell’Unione europea sono molto più vicini, per storia, tradizioni culture e colture, agli Stati continentali che non a quelli mediterranei. Ci troveremo, insomma, ancor più in minoranza.
Ecco perché gli appelli a spostare il baricentro dell’Europa verso il Mediterraneo, ultimo quello del Presidente di Confagricoltura Secchioni, rappresentano buoni auspici più che tesi progettuali.
Ovviamente tutto questo non implica che ci si debba arrendere, senza provare, senza fare un tentativo.
Ma occorrerà, prima di chiedere, dimostrare.
Non soltanto e non solamente la nostra serietà, siamo considerati il Paese dei “furbi”, ma soprattutto che il nostro modello di sviluppo, sempre che ne abbiamo o che ne stiamo costruendo uno, rappresenta una vera strada di sviluppo, una via che da i propri frutti in termini di punti di prodotto interno lordo e di occupazione.
Perché vi sia una reale svolta, è necessario che l’Europa mediterranea, se non proprio l’Italia, diventi la locomotiva economico-sociale del vecchio continente.
Non più un fardello ma un cuore pulsante, questa è la vera sfida.

di Alberto Grimelli