La voce dell'agronomo 22/07/2006

I PROFESSIONISTI SONO APPROFFITTATORI DA TENERE A BADA E SOTTO STRETTA SORVEGLIANZA

Il decreto legge Visco-Bersani traccia un profilo poco lusinghiero delle professioni. “Niente scioperi o altre clamorose iniziative – spiega il Presidente degli Agronomi e Forestali Mercurio – preferiamo la trattativa, di concerto con il Cup”


Il decreto legge Visco Bersani, che presto dovrà essere convertito in legge, è quantomeno discutibile tanto nel merito quanto nel metodo.

Ho sentito spesso Prodi e vari esponenti ora al Governo invocare la concertazione. Il dialogo è sempre stato un patrimonio della cultura di Sinistra. Commissioni, comitati, discussioni come prologo di provvedimenti meditati e condivisi. Tutto ribaltato e stravolto, come confermato dallo stesso Ministro Bersani al Corriere della Sera il giorno dopo l’uscita del decreto, che nell’articolo spiegava che certe norme si possono emanare unicamente con il fattore sorpresa. Dunque il metodo della concertazione è applicabile sub iudice, ovvero forse solo con i poteri forti?

Ritengo inoltre che, colto da furore demagogico, il Governo abbia agito in modo inutilmente punitivo nei confronti dei professionisti italiani, quasi che fossero dei ladri, malfattori da sorvegliare attentamente, da mettere al guinzaglio, subissandoli di burocrazia e controlli e togliendoli tutele e forme di garanzia. La liberalizzazione totale delle tariffe e, cosa ben peggiore, la parametrazione del compenso al raggiungimento di obiettivi sviliscono il professionista, in quanto prestatore d’opera intellettuale. Ogni incarico è una nuova “creazione”, le esigenze di ogni committente sono diverse, così come la redazione di documenti, perizie, stime, relazioni. Le tariffe minime garantivano il professionista, offrendo implicitamente al cliente un minimo standard qualitativo che d’oggi in poi non sarebbe più giusto dare per scontato. Al pari di un operaio pagato a cottimo, senza minimo sindacale, è lecito attendersi, a fronte di un’agguerrita guerra dei prezzi, acuita dalla possibilità di utilizzare mezzi pubblicitari, un decadimento delle prestazioni, se non della qualità dei servizi offerti. Vogliamo davvero che il professionista del futuro sia un burocrate del “copia-incolla”? Oppure vogliamo che sappia ascoltare, consigliare e guidare il cliente, offrendo una consulenza e non solo un supporto operativo, da scribacchino?

Di più la necessità di controllare ulteriormente la contabilità del professionista obbligandolo ad aprire un conto corrente dedicato e facendosi pagare unicamente mediante alcuni sistemi, oltre che altre norme vessatorie stanno a significare che il Governo nutre ben poca fiducia nel senso civico degli iscritti agli Ordini. Nemmeno i piccoli artigiani e commercianti, altre categorie notoriamente considerate ad “elevata probabilità di evasione fiscale” sono trattati in modo così brutale, direi quasi crudele. Si tratta di una discriminazione accettabile?

I consumatori, più spesso le loro associazioni, vedono nel provvedimento del Governo un primo passo verso l’abbassamento del caro-vita. In realtà, laddove vige da tempo la completa libertà per i professionisti, sono stati proprio i consumatori i maggiori danneggiati. Negli Usa, così come in molti Paesi nord europei, se si desidera un’assistenza di qualità, è necessario rivolgersi a grandi studi associati che praticano tariffe decisamente alte.

Sono divenute poi assillanti, negli ultimi anni, le lamentele relative ai costi dei professionisti. La statistica è venuta in aiuto dei denigratori, affermando che gli italiani sono i più cari in Europa. Pur avendo qualche dubbio sulla validità di tali studi, mi pongo la seguente domanda: le tariffe più alte non saranno anche legate al maggior carico burocratico (moduli, disegni, documentazione…) richiesta in Italia rispetto al resto d’Europa? Il nostro Paese, purtroppo, ha dieci, venti volte le leggi vigenti in altre Nazioni, questo non ha ripercussioni sull’attività quotidiana del professionista? Il legislatore e gli amministratori italiani, si sa, sono noti per leggi poco limpide, poi chiarite da circolari o note, cosa che richiede un costante e continuo studio e aggiornamento normativo, chi deve pagare tale dispendio di tempo ed energie?

Il futuro dell’Italia è la qualificazione professionale, creare ingegneri e non muratori. Questo implica naturalmente scuole migliori ma anche prospettive e sbocchi di crescita. Tale provvedimento non stimola certo ad aprire un’attività professionale.
Pensavo, forse ingenuamente, che il Governo dovesse aprire porte, non chiuderle.

Cosa resta da fare ora? Accettare supini le decisioni? A tal proposito ho interpellato il Presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Forestali, Pantaleo Mercurio.

- Tra scioperi e manifestazioni regna uno stato di agitazione permanente. Cosa aspetta gli Agronomi e Forestali?
Non intendo portare la categoria allo scontro frontale col Governo. Sarebbe da irresponsabili, un gesto immaturo e avventato. Preferisco seguire la linea decisa e concordata in seno al Comitato Unitario delle Professioni (Cup): il dialogo e la proposta.
- Debbo desumere che il Comitato abbia già deliberato gli emendamenti al decreto Visco-Bersani
Naturalmente ci siamo mossi con molta celerità perché il provvedimento colpisce duramente moltissime categorie, mentre ne salvaguarda alcune, anche questa è una discriminazione da abolire. Il Cup ha elaborato una serie di emendamenti che riguardano tanto la pubblicità, quanto le tariffe, l’associazionismo multidisciplinare e il carico burocratico a carico dei professionisti. Abbiamo prontamente consegnato le nostre annotazioni al Ministero della Giustizia, confido che il buon senso prevalga e che ci si possa sedere attorno a un tavolo a discutere nel merito il decreto legge.
- Presumo quindi che non abbia condiviso il metodo con il quale è stato emanato il provvedimento.
In effetti mi ha dolorosamente colpito e sorpreso, perché alla “Fabbrica” di Bologna lo stesso Prodi aveva sottolineato la valenza della concertazione, rassicurando gli intervenuti e assicurandoci che ogni provvedimento sarebbe stato preventivamente discusso con gli interessati. Mi auguro che il decreto Visco-Bersani sia da considerarsi come uno spiacevole scivolone e che non segni invece un cambio di rotta.
- Se il Governo scegliesse la linea dura?
Spero che ciò non avvenga, anche perché presto si aprirà la stagione delle riforme, ivi compresa quella delle professioni. Non gioverebbe ad alcuno lo scontro, ecco perché mi auguro che emergano nei prossimi giorni segnali di apertura e di disponibilità da parte del Governo.
- Non crede che questa sia una posizione troppo morbida, quasi sottomessa?
Assolutamente no. Nessuno deve scambiare la nostra buona disposizione al dialogo con una mancanza di fermezza. Siamo pronti naturalmente a intraprendere ogni strada utile a tutelare gli interessi degli iscritti. Al momento non vedo però di alcuna utilità scioperi o clamorose iniziative che andrebbero prevalentemente a danno dei nostri committenti, sarebbe una perdita d’immagine e di credibilità. La guerra, lo ripeto, non gioverebbe a nessuno, ecco perché, al momento, non voglio nemmeno contemplare questa evenienza.

di Alberto Grimelli