La voce dell'agronomo 24/06/2006

QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA

Sul dato nessun dubbio. In Italia si sono utilizzati meno concimi, ammendanti e correttivi. Sull’interpretazione di questo calo si è però acceso il dibattito. Colpa della riforma Pac e della necessità di risparmiare per Assofertilizzanti. In controtendenza le vendite dei concimi biologici che hanno fatto registrare un incremento record. Perchè?


Nel 2005 si è registrato un calo significativo (-4,8%) del consumo di fertilizzanti (concimi, ammendanti e correttivi) rispetto al 2004.
E’ l’Istat che presenta l’analisi nel corso di un convegno organizzato dall'Assofertilizzanti, l'associazione nazionale dei produttori di fertilizzanti.

Il Presidente dell'Assofertilizzanti, Narciso Salvo di Pietraganzili ha espresso grave preoccupazione per i dati Istat, a suo avviso attribuibili al periodo di assestamento strutturale che il settore sta attraversando a causa della rifoma della Pac. “una diminuzione dei ricavi - ha detto - porta inevitabilmente gli agricoltori a ridurre l'impiego dei fattori di produzione, primi fra tutti i mezzi tecnici destinati alla nutrizione”.

Se i produttori di concimi chimici vedono nero, quelli di prodotti per la nutrizione in agricoltura biologica possono sorridere.
Nel 2005 l’aumento nella distribuzione di fertilizzanti bio è stato del 10%, un incremento record.

Si cerca di risparmiare, su tutto, è quindi ovvio che l’agricoltore tenda a stare più attento anche alle spese per i fertilizzanti, mezzi tecnici su cui non era certo abituato a economizzare, anche a causa di un prezzo, fino a pochi anni fa, particolarmente favorevole. Pochi euro per vedere i campi particolarmente rigogliosi e le piante ben vigorose. Un’esplosione vegetativa che riempiva gli occhi e faceva bene al cuore. Sebbene non sussistesse alcuna ragione economica né alcuna giustificazione agronomica per tale comportamento, in epoca di vacche grasse, il contadino continuava allegramente a sprecare denari.
Oggi che il rialzo delle quotazioni del petrolio ha fatto impennare anche i costi per i concimi, era plausibile che gli agricoltori iniziassero a guardare al portafogli e che all’appagamento per un campo florido sostituissero il piacere di un conto in banca lievemente più ricco.

Al contrario gli agricoltori biologici hanno compreso, col tempo, che i titoli dei concimi biologici non sono in alcun modo equiparabili, in termini di risultato vegeto-produttivo, con quelli chimici e che era necessario, per incrementare produzioni e Plv, investire maggiormente in questo mezzo tecnico.
Più spesa per avere più prodotto da vendere. Non sempre, ovviamente, a un incremento della Plv corrisponde un aumento del reddito netto, ma anche la semplice sensazione di avere maggiori ricavi in seguito all’aumento delle produzioni risulta spesso assai ammaliante ed invitante.

Al di là delle possibili, molteplici e varie interpretazione sui dati Istat, un fatto è incontestabile. Il futuro del comparto dei fertilizzanti è strettamente legato a quello dell’agricoltura, un comparto che sta soffrendo e cercando di trovare le soluzioni per proiettarsi oltre il 2013.

di Alberto Grimelli