La voce dell'agronomo
IL TEATRINO DELLE QUOTE LATTE
Sembrava tutto risolto, tutto finalmente appianato, invece i trattori degli allevatori italiani hanno di nuovo lasciato campi e stalle per cingere la villa del Presidente del Consiglio ad Arcore. Proteste anche altrove
29 novembre 2003 | Alberto Grimelli
Nuovi accampamenti, nuove interruzioni o quantomeno rallentamenti del traffico, 6000 litri di latte buttati per la strada pochi giorni fa ad Udine. Scenari già visti nei mesi passati e soprattutto negli anni scorsi in cui la mucca Ercolina è stata, per qualche tempo, una star mediatica più richiesta di vallette e veline.
Gli importi delle multe comminate dall’Unione europea ai produttori erano altissime, spropositate, il crack della zootecnia italiana da latte appariva davvero imminente, servivano interventi urgenti, misure drastiche e definitive. Dopo incontri, dibattiti e promesse le manifestazioni degli allevatori terminarono. Siccome siamo in Italia, per il varo di queste disposizioni si è dovuta aspettare la primavera di quest’anno. Approvata dal nostro governo la sanatoria che, secondo il ministero delle politiche agricole, riguarda il 93% delle aziende che dovranno pagare solo il 25% dell’ammenda comminata. L’Ecofin, riunione dei ministri dell’economia e finanze dell’Unione europea, in giugno ratifica la proposta italiana, finalmente è definitivo, i produttori che hanno sforato le quote loro assegnate dovranno pagare le multe ridotte in 14 anni ad interessi zero.
Eppure, a distanza di qualche mese, ecco nuove proteste e altri trattori sulle nostre strade, come se non bastassero i tir lumaca, avrà pensato qualcuno. Cosa vorranno questi benedetti (o maledetti) allevatori ora?
Uno dei portavoce dei Cobas latte, Roberto Cavaliere: “stiamo aspettando che siano esaudite le promesse fatte da Berlusconi il 31 marzo, il ministro Alemanno, in questi sei mesi, ha fatto l’esatto contrario e ora stiamo chiedendone conto. Noi, in questa situazione, chiaramente non possiamo andare avanti. Con i costi di oggi non possiamo più pensare di produrre quanto producevamo nel 1988”.
Quali erano le promesse fatte dal Presidente del Consiglio? Un aumento delle quote latte italiane nella Ue. A trattative in sede di Consiglio agricolo non ancora avviate, il primo giugno è stato varato un decreto ministeriale, già attuato dalla Lombardia, che prevede la stipula di una fideiussione bancaria, onerosa e non sempre concessa dalle banche, per produrre in esubero rispetto alle quote assegnate, inoltre non è ancora stato approvato il disegno di legge, già varato dal governo, che prevede una migliore compensazione delle quote nelle varie regioni.
Alcune delle ragioni dei nostri allevatori non sono sempre condivisibili, non vedo pericoli nell’importazione del 45% del fabbisogno di latte, la necessità di ottenere l’autosufficienza nel comparto alimentare è più mito e leggenda che realtà o esigenza, tanto più nel mondo globalizzato attuale.
Tuttavia pretendere il rispetto delle promesse fatte in sede di trattativa non mi appare un atteggiamento né scorretto né irresponsabile. Semmai il valzer delle smentite e delle ritrattazioni, così comune nel mondo politico italiano, è grottesco, indurrebbe all’ilarità se non fosse che, in questo caso, ne va della sopravvivenza di molte aziende e del futuro di altrettante famiglie.
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