La voce dell'agronomo 04/03/2006

UN FESTIVAL DI SORPRESE, SOPRATTUTTO PER I FLORICOLTORI LIGURI

Vince il multimediale, diapositive e foto anziché mazzi, cesti o composizioni di fiori freschi. Una importantissima vetrina internazionale per il comparto florovivaistico si è trasformata in un’altra occasione perduta. Sono andati in fumo mesi di progetti e di lavoro


Salvo ripensamenti dell’ultima ora non ci saranno fiori sul palco del Festival della Canzone italiana, a Sanremo.
Scelte scenografiche, alla fine, li hanno esclusi.
"Ogni anno - commenta Cristina Banaudo, presidente della Federazione nazionale florovivaistica - si ripropone la questione della presenza dei fiori al Festival di Sanremo. Noi produttori veniamo coinvolti per mesi. Lavoriamo, facciamo proposte, presentiamo progetti, partecipiamo a gare e poi, all'ultimo momento, vengono fatte scelte scenografiche che ci escludono. Senza entrare nel merito di queste valutazioni - conclude Banaudo - ritengo che non utilizzare i fiori, in occasione di un evento così importante, nel "capoluogo" della floricoltura italiana, significhi perdere una grande occasione per valorizzare una produzione di importanza vitale per l'economia agricola italiana, e della nostra regione in particolare."

Altri Paesi non avrebbero sicuramente perduto l’occasione di valorizzare un comparto vivo a attivo dell’economia nazionale.
Il settore florivivaistico contribuisce per circa il 6% al totale del valore della produzione agricola. La produzione in valore è pari 2,6 miliardi di euro, di cui 1,6 miliardi per fiori e piante in vaso. La superficie agricola investita (SAU) corrisponde al 30 % di quella complessiva europea, conferendo al nostro Paese, una posizione dominante in ambito Ue. Nel settore operano 38.000 aziende, con una superficie complessiva di oltre 32.000 ettari e un numero di occupati superiore alle 100.000 unità.

Se è comprensibile che gli artisti e gli scenografi abbiano le loro priorità, idee e pensieri moderni o rivoluzionari, è invece inconcepibile che gli organizzatori si assoggettino completamente e acriticamente alla volontà e ai desideri dello staff artistico.
Il Festival della Canzone italiana, almeno ai suoi esordi, deve molto anche alle ricche scenografie floreali che lo contraddistinguevano al pari delle esibizioni artistiche.
Dimenticare tutto questo significa perdere le origini del Festival, snaturando l’evento ed estraniarlo dal contesto socio-economico in cui è cresciuto e si è affermato.

di Alberto Grimelli