La voce dell'agronomo

IL CONDONO PREVIDENZIALE AGRICOLO IN BILICO. MANCA LA COPERTURA FINANZIARIA?

Sulla sanatoria ci sarebbero "forti perplessità" del Tesoro e del Quirinale per i riflessi negativi che la misura potrebbe avere sui conti pubblici italiani. E’ necessario trovare 1,4 miliardi di euro. Rilievi mossi anche dal Servizio Bilancio della Camera

18 febbraio 2006 | Alberto Grimelli

Il provvedimento è necessario e urgente, coinvolge migliaia di aziende agricole e, per quanto concerne il blocco delle aliquote contributive, l’intero settore agricolo.
Si tratta quindi di una norma invocata da tutte le organizzazioni di categoria, dagli agricoltori, da un sistema che vive una profonda crisi.

La strada per il condono previdenziale agricolo non è del tutto spianata. Oggi, dopo i rilievi sulla copertura finanziaria mossi dai tecnici del Servizio Bilancio della Camera, anche la commissione Bilancio, pur dando parere favorevole alla misura, ha rilevato la necessità di "riformulare la clausola di copertura" della norma contenuta nel decreto legge sull'agricoltura, all'esame di Montecitorio.
Secondo la Ragioneria generale dello Stato del costo complessivo della sanatoria (1,4 miliardi di euro per il 2006) il grosso, cioè 1,2 miliardi, servono per l'indennizzo che lo Stato dovrà pagare alla società-veicolo che ha acquistato in passato i crediti contributivi che proprio perché 'condonati' non saranno più riscuotibili e dovranno essere sostituiti con crediti futuri di nuova formazione. Gli altri 32 milioni riguardano il blocco triennale delle aliquote contributive e i restanti 202 milioni l'aumento delle agevolazioni contributive per le aree svantaggiate.

Alla luce della esplicita richiesta che alcune norme contenute nel decreto non comportino nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato, non è scontato che il decreto legge (2/2006) venga approvato in via definitiva dalla Camera dei Deputati.
Nel caso vengano approvate delle modifiche, il provvedimento dovrà ritornare in Senato.

Pur trattandosi di un decreto legge, che consente al Parlamento di lavorare su di esso fino all’ultimo giorno prima delle elezioni, non è affatto scontata la sua approvazione definitiva prima della prossima legislatura.
Un’ipotesi nefasta che, debbo riconoscere per onestà intellettuale, probabilmente verrà scongiurata.
Alla luce delle manifeste difficoltà emerse negli ultimi giorni alla Camera, è però più comprensibile la scelta di stralciare dal decreto “milleproroghe” gli interventi agricoli.
Il governo ha fatto approvare, in tempi più brevi, un provvedimento di ampia portata, lasciando poi al Parlamento dirimere, con maggiore calma, le questioni tecniche relative alla previdenza agricola.
Ragionevole e comprensibile se teniamo conto dell’interesse generale, molto irritante se invece consideriamo che sono anni che il comparto agricolo chiede queste misure che sono state invece prese in esame soltanto nell’extra time della legislatura.
L’agricoltura è, ancora, buona ultima.
Beh, beati gli ultimi se i primi sono stati onesti…

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