La voce dell'agronomo

IL TURISMO RURALE, TRA PIACERE E ABBANDONO

Ma esiste davvero una riscoperta del verde? La ricerca di riposo e di ritmi più naturali è realmente possibile? O ci si trova di fronte a un fenomeno di costume, a una moda passeggera?

15 novembre 2003 | Alberto Grimelli

Riscoprire i campi e la natura, la piacevolezza di una collina su cui passeggiare in pace e serenità, rilassarsi ai piedi di un paesaggio verde ed armonico, il piacere di abbandonarsi nella natura. Su questa scia sono nati e prolificati tanti agriturismi, case di campagna, relais, tuttavia un'annata storta in cui i dati economici segnano il passo, -10%, e tutto si rimette in discussione.
Esiste davvero questa voglia di campagna?
Personalmente credo di sì. Non può e deve essere sufficiente un'annata difficile, come questo 2003, per far ritornare sui propri passi tanti operatori.
Semmai serve una riflessione sui motivi di questa flessione. Si possono ricercare nella congiuntura economica mondiale di crisi, nel calo di turisti stranieri, particolarmente affezionati al turismo rurale, tuttavia forse c'è anche qualcos'altro.
Prezzi altissimi per alloggi e servizi da ostello della gioventù, scarsa o nulla preparazione nell'accoglienza, per non parlare del fatto che qualsiasi forma di attività sportiva, culturale o agricola organizzata dall'azienda ospitante risulta ancora troppo spesso una chimera per i villeggianti di campagna.
L’immagine di agriturismo, così come concepita dal legislatore, ovvero una condivisione della vita e dell’attività dell’agricoltore è miseramente fallita, se mai è esistita. L’agri-turista cerca sicuramente quiete, serenità e verde ma chiede che siano messi a disposizione tutti quei comfort a cui è abituato.
Quindi, a fronte di un’offerta quantomai variegata, economica e ricchissima di servizi ad alto valore aggiunto, il settore del turismo rurale non può permettersi più di rimanere fermo e contare semplicemente sulla voglia di prati e boschi che i cittadini hanno accumulato durante l’anno. I tempi di vacche grasse sono ormai finiti e non basta più ristrutturare un vecchio immobile, ottenere una licenza, far girare la voce e mettere il cartello “aperto” fuori dall’uscio per guadagnare.
Anche questo settore richiede professionalità, impegno, investimenti. Tutte le voci concordano che esistono ancora possibilità di crescita e di profitto per il comparto agrituristico. Nessun euforismo, nessuna corsa all’accaparramento di contributi o finanziamenti, ma un’attenta e ragionata valutazione prima di compiere il passo più lungo della gamba.


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