La voce dell'agronomo 13/09/2003

L’INFLUENZA DI PAC E OCM SUL PAESAGGIO AGRARIO

Una utile riflessione per comprendere il valore di un inestimabile patrimonio tenuto spesso in scarsa considerazione


L’Unione Europea, con le politiche agricole comunitarie (Pac) e con le organizzazioni comuni di mercato (Ocm), dispone di strumenti capaci di condizionare le scelte produttive degli agricoltori e quindi di influire indirettamente sul paesaggio agrario.
Pac e Ocm infatti sono l’insieme di regole, normative e criteri attraverso cui, tra le altre cose, si vanno a definire gli importi delle integrazioni al reddito dell’agricoltore, eventuali blocchi degli impianti e quote massime di produzione. Tale pianificazione, da parte di un’istituzione centrale, è necessaria per evitare pericolose, nocive e ampie oscillazioni di prezzi e produzioni e per programmare l’attività agricola in funzione delle esigenze alimentari presenti e future della popolazione. La Ue, quindi, decide quali colture incentivare e quali penalizzare, di fatto guidando l’agricoltore nelle decisioni.
Pac e Ocm, essendo strumenti così potenti, sono oggetto di lunghe e spesso aspre discussioni e lotte non solo tra Ue e produttori, ma anche all’interno della Ue, a seconda degli interessi nazionali. Evidente che le normative che scaturiscono sono frutto tanto di studi economici quanto di compromessi politici.
Ciò che raramente si considera sono le ricadute di tali regolamenti sul paesaggio agricolo.
Ricordo, solo pochi anni fa, le grandi estensioni di girasole e soia che occupavano molto del terreno agricolo di Sud e Centro Italia. Ora che l’integrazione al reddito per i semi oleaginosi si è drasticamente ridotta, le superfici occupate da quelle colture sono oggi in gran parte investite a grano duro. Attualmente infatti l’importo dell’integrazione al reddito per questo cereale è circa il doppio rispetto a quello di soia e girasole.
Grave anche la situazione per i vigneti. Il blocco degli impianti e la creazione del sistema dei “diritti di reimpianto” (diritto a poter impiantare una nuova vigna) hanno inciso fortemente sul paesaggio agreste. In alcune zone vitate, venduti i “diritti di reimpianto” e disfatte le vigne, il territorio si è impoverito, spogliato anche di una parte delle tradizioni e della cultura rurale locale.
Il paesaggio agrario, essendo opera dell’intervento dell’uomo, è mutevole per definizione, gli agricoltori lo plasmano a seconda dei loro interessi e necessità. Quando però è un’istituzione lontana a operare scelte che incideranno violentemente sul territorio sarebbe utile, se non necessario, che oltre a considerazioni economiche e politiche si valutassero anche le implicazioni paesaggistiche e culturali.

di Alberto Grimelli