La voce dell'agronomo
L'Epap in mezzo al guado, tra paradossi e conflitti di interesse
Chiuse le urne, è tempo di ricorsi, favoriti dalla mancanza di linearità della procedura elettorale. Un'ordinanza del Tribunale di Roma sospende il risultato delle elezioni ma sarà guerra di carte. A chi giova? Chi ci rimette?
28 agosto 2015 | Alberto Grimelli
Non sono un profeta, se gioco al superenalotto perdo, ma prevedere il futuro dell'Epap, dopo il disastro di maggio, era fin troppo facile.
Ecco, a onor di cronaca, quanto scrissi il 7 maggio 2015:
“La mancanza di linearità della procedura elettorale, secondo il suo corso regolare, getterebbe comunque ombre sul risultato.
E' un problema di fiducia, prima di tutto in chi ha gestito l'attuale procedura.
Ecco perchè vedo un'unica soluzione: commissariare l'Epap, subito!
Basta sospetti, basta pasticci!
Prima che si scateni la corsa ai ricorsi giudiziari, denunce e segnalazioni alle Procure della Repubblica, occorre restituire dignità e autorevolezza all'istituzione Epap. Occorre che a gestire la nuova procedura elettorale sia una figura terza, un commissario. Occorre trasparenza e fiducia.”
Ecco, dunque, al termine delle elezioni gli inevitabili ricorsi, tra i quali quello del geologo Fabio Pallotta, candidato non eletto al Cda dell'Ente. Ed ecco anche le prime sentenze, anzi ordinanze. La prima emessa è del giudice del Tribunale civile di Roma che, il 28 luglio scorso, ha sospeso il risultato elettorale, in attesa dell'instaurazione del giudizio di merito. In ragione di questo ricorso d'urgenza, e dei suoi esiti, non si sono potuti insediare gli organi neoeletti dell'Epap. Rimane in carica per l'ordinaria amministrazione solo il Presidente dell'Ente, Arcangelo Pirrello, essendo tutti gli altri organi decaduti. Non c'è insomma un consiglio di amministrazione o un consiglio di indirizzo generale. Abbiamo un uomo solo al comando dell'Epap. Un Presidente, tra l'altro, non solo non eleggibile, sulla base del parere del Ministero vigilante del 16 giugno 2015, ma anche non più rieletto.
Il Presidente Pirrello ha deciso, come si legge nel comunicato del 3 agosto scorso, di sporgere reclamo nei confronti del Tribunale civile di Roma. Il reclamo verte sul fatto che non sarebbe il Tribunale civile competente in materia ma il Tribunale amministrativo regionale.
Se il reclamo, che probabilmente verrà discusso da un collegio i primi giorni di settembre, darà ragione all'Epap, la questione semplicemente verrà spostata al Tar. Sarà il Tar a decidere se sospendere il risultato elettorale in attesa del giudizio di merito oppure se far insediare gli organi neoeletti, che però risulteranno inevitabilmente sub iudice. Altrimenti tutto rimarrà sospeso in attesa del giudizio di merito al Tribunale civile di Roma.
Si prospetta, in ogni caso, un periodo di incertezza per l'Epap quando invece c'era necessità assoluta di chiarezza e di una svolta riformatrice.
Nel peggiore dei casi, infatti, avremmo in carica, a tempo indefinito, Arcangelo Pirrello come Presidente pro tempore, per l'ordinaria amministrazione, la cui opera è però stata giudicata negativamente dagli elettori, essendo stato bocciato nelle urne ancor prima di essere stato dichiarato ineleggibile sulla base del parere ministeriale del 16 giugno. Il Presidente, tra l'altro, si troverebbe nella comodissima posizione di poter gestire un Ente, e il suo patrimonio, senza alcun organo di controllo e garanzia.
Nel migliore dei casi i nuovi organi sociali, eletti a giugno, si insedieranno e potranno iniziare a lavorare ma temo che, essendo sub iudice, in attesa cioè dei giudizi di merito del tribunale competente, si limiteranno all'ordinaria amministrazione. Potrebbe mancare quella spinta propulsiva, riformatrice e innovatrice, che si sviluppa storicamente all'inizio di ogni mandato, con energie fresche e tanta voglia di fare. Tanto più che non è escluso che anche qualche componente neoeletto dei nuovi organi sociali potrebbe essere dichiarato ineleggibile sulla base del suddetto parere ministeriale.
Ci troviamo in una situazione paradossale, piena di conflitti di interesse incrociati.
E' evidente ed umano che al Presidente Pirrello, ma anche agli attuali consulenti legali dell'ente, giovi prolungare il più possibile questo interregno, difendendosi dai rilievi formulati contro di loro dalle comode poltrone su cui siedono. E' evidente ed umano che i neoeletti sperino di potersi insediare il prima possibile, anche stendendo un bel velo su errori e omissioni del recente passato, ben descritti dall'ordinanza del Tribunale di Roma.
E' evidente che i danneggiati da questa situazione sono gli iscritti dell'Epap. Chi ha versato e versa i contributi previdenziali alla Cassa è spettatore inerme e sgomento di una situazione paradossale e, apparentemente, senza uscita.
Ma forse un'uscita c'è. E' drastica e traumatica. Il commissariamento dell'Epap, per pochi mesi, potrebbe svelenire il clima e far svolgere nuove elezioni in maniera regolare e trasparente, assicurando così una classe dirigente pienamente legittimata alla guida della Cassa.
Temo, invece, che la fine della storia andrà in modo diverso.
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