La voce dell'agronomo

LA TUTELA DELL’AMBIENTE. UN VALORE ANTICO, RISCOPERTO AI NOSTRI GIORNI

Lotta integrata, biologico, buone pratiche agricole. Sono termini coniati nell’età contemporanea. Il terreno non come risorse da sfruttare, ma come patrimonio da difendere. Il problema della tutela della natura e dell’ambiente è quanto mai attuale, ma è stato affrontato già nei secoli passati

26 novembre 2005 | Alberto Grimelli

L’agricoltura ha sempre sfruttato l’ambiente.
L’impatto della tecnica e della tecnologia nei secoli passati fu certamente meno intenso, i danni procurati meno ingenti e diffusi, ma la buona tenuta dei campi, la conservazione della sostanza organica del suolo, il drenaggio delle acque sono sempre stati temi molto dibattuti.

“Quanto grandi fono i vantaggi che traggonfi dall’acque ben guidate e indirizzate, ritenute e quafi per mano condotte, tanto maggiori fono i danni che alla terra e all’agricoltura arrecano fe abbiano tutta la libertà di fcorrere come la natura di effe le inclina e le porta particolarmente ne’ poggi e nelle colline.
Questi danni fono per così dire incredibili, incomprensibili e grandiffimi. Dico incredibili, perché chi non gli vede, come fono coloro che non praticano la campagna, non poffon mai crederli. Sono incomprensibili dalla maggior parte degli Uomini, perché appunto la maggior parte non penfa, non offerta e non fa raziocinare, come fono quali tutti gli abitanti di cmpagna. Sonon grandissimi come molto ben vede e crede ciascuno che attentamente riflette e osserva, e penfa poi da che fon derivate le tante miserie e le orribili devastazioni, e sbrotature e fterilità delle colline e luoghi montuosi.”

Giovan Battista Landeschi, 1775

Un italiano assai arcaico ma da cui si desume una grande attenzione, da parte di agronomi ante litteram, ai danni causati da una scarsa attenzione nei confronti dell’uso del suolo, della regimazione delle acque.

“Son facili alcuni contadini a supporre la fterilità del fuolo, ancor dove nonè, e qualche è peggio, ne ostentano le riprove. Che fe il Padrone gli obblighi a feminare i terreni creduti da loro sterili, tanto fanno e non fanno, che vogliono afficurar coll’effetto, effer veramente sterili; o lavorno perciò il fuolo con negligenza, o fuor di stagione, o quando è molle, o diacciato; finalmente la loro affezione a da verificarli.”
Giovan Battista Landeschi, 1775

Gli agricoltori non son poi cambiati molto dai tempi del Landeschi.
La fertilità del terreno viene tenuta poco o per nulla di conto, quasi fosse una proprietà assodata e immutabile, quasi che non si sappia che cattive pratiche agronomiche depauperino il suolo.
Oggigiorno non esistono i “Padroni”, esiste però l’Unione europea che si è sostituita a questa figura un po’ patriarcale, un po’ tirrannegiante.
Così, come i bravi “Padroni” curavano che le loro terre venissero ben mantenute, conservandone il valore, oggi l’Unione europea elargisce contributi soltanto a chi utilizzerà le tecniche e tecnologia in maniera non distruttiva, ma conservativa.
L’agricoltura non deve essere un settore energivoro, né depauperante.
L’obiettivo è lasciare ai posteri un mondo migliore di quanto lo abbiamo trovato.

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