La voce dell'agronomo 05/11/2005

PER L’AGRICOLTURA CHE VERRA’ SERVE UN AGRONOMO MULTIFUNZIONALE

Grandi latifondi e piccole realtà, questo quello che ci aspetta nei prossimi decenni. Le imprese agricole produrranno anche servizi e avranno sempre più un contatto diretto con il pubblico. Cambieranno quindi anche compiti e funzioni dell’agronomo. Oltre la tecnica, un mondo tutto nuovo


Sebbene quel che accadrà solo di qui a pochi anni è difficile presumerlo, uno scenario plausibile emerge dalle tendenze in atto nell’ultimo decennio.
In un futuro non troppo lontano le imprese che riusciranno a resistere sul mercato, al di là delle realtà hobbistiche, saranno le aziende di grandi dimensioni e quelle più piccole, a dimensione famigliare.
I latifondi con centinaia di ettari a coltura potranno operare con economie di scala, risparmiando così sui costi complessivi. Disporranno inoltre di un organico aziendale qualificato, ove la direzione commerciale e il marketing acquisiranno sempre un maggiore peso, fino anche a condizionare le scelte tecniche. In queste società l’agronomo, che sia dipendente o consulente, dovrà saper interloquire efficacemente con le altre figure professionali presenti. Dovrà imparare il loro linguaggio e i fondamenti di strategia d’impresa, economia aziendale ecc. Attorno a un tavolo riunioni, per non rimanere isolato, per non subire decisioni di altri, l’agronomo dovrà essere in grado di mettere in discussione teorie e posizioni altrui alla luce delle proprie competenze ed esperienze, un bagaglio di cui un’impresa di grandi dimensioni non può certo fare a meno.
Le aziende di pochi ettari potranno invece sopravvivere soltanto modificando il proprio business core, saranno produttrici di servizi più che di derrate alimentari. La produzione agricola diverrà sempre più secondaria sia in termini di incidenza sul fatturato sia sugli investimenti oltre che sul tempo dedicato. Ovvio che in un contesto siffatto le conoscenze tecniche ed agronomiche del dottore agronomo e forestale risulteranno sì preziose, soprattutto per quanto concerne pratiche burocratiche, accesso a fondi e finanziamenti, ma non fondamentali. Occorrerà offrire altro, un plus valore che vada oltre la tecnica. Se l’opinione pubblica tollera sempre meno di finanziare, diciamo pure pagare, il settore primario, è tuttavia disposta a pagare per il buon vivere in campagna (agriturismo, ristoranti tipici, fattorie didattiche…). Ha tuttavia idee ben precise, cerca pace e tranquillità ma anche storia e cultura, oltre che di territorio, anche enogastronomia. Inoltre, oltre che in azienda, le imprese a dimensione famigliare dovranno trovare un nuovo filo diretto col consumatore, canali commerciali alternativi, per risparmiare sui costi distributivi e proporre i propri prodotti tipici a prezzi interessanti. Le pubbliche relazioni, la capacità di proporre ed organizzare eventi ad hoc, una cultura che vada oltre la tecnica, ma spazi sull’arte, le tradizioni locali, l’enogastronomia, la storia rurale diventeranno requisiti imprescindibili per il consulente agronomo di domani.
Se è impossibile azzardare oggi con precisione quali saranno le competenze utili, anzi indispensabili, per l’agronomo che opererà nei prossimi decenni, è sicuro che altre materie e discipline, oltre alle tecniche e tecnologiche, dovranno divenire patrimonio del bagaglio professionale del tecnico agricolo.

di Alberto Grimelli