La voce dell'agronomo 29/10/2005

ISTERISMO E PAURA. L’INFLUENZA AVIARIA STA GIA’ FACENDO VITTIME

Una crisi senza precedenti sta colpendo tutto il settore dell’allevamento di carni bianche. Crollano i consumi ma anche i prezzi sono in caduta libera. Le psicosi alimentari costano molto care al comparto agroalimentare e le ripercussioni hanno effetto per lungo tempo


Fu il vino al metanolo, qualche anno fa a generare una prima violenta crisi per un settore agroalimentare. I consumi scesero vorticosamente, produrre vino non conveniva più.
Un problema di fiducia.
Le vittime di quella sciagurata vicenda furono poche ma il contraccolpo per i vitivinicoltori fu assai duro.
Posso affermare, senza tema di smentita, che le prime vittime del vino al metanolo furono le cantine. Tanti produttori rischiarono di finire sul lastrico.
Dopo qualche anno il settore vitivinicolo, va dato onore al merito, riuscì a riguadagnarsi la fiducia del consumatore e iniziò la scalata verso il successo.

Pochi anni fa dalle tavole degli italiani è scomparsa la carne bovina.
La psicosi mucca pazza, che in Italia non ha probabilmente fatto alcuna vittima, ha colpito l’immaginario di tanti italiani.
Furono sei mesi di passione per gli allevatori, un periodo sufficientemente lungo per creare problemi economici e finanziari per più di un’azienda agricola. Il mercato, soltanto ora, è tornato a stabilizzarsi su prezzi molto vicini a quelli precedenti alla crisi della mucca pazza.

Ora è il virus H5N1 a terrorizzare i consumatori italiani.
L’influenza aviaria, sebbene non si trasmetta ancora da uomo ad uomo, sebbene la sua capacità di infezione sia modesta, sebbene il contagio possa avvenire unicamente attraverso un contatto diretto con il sangue o gli escrementi degli animali, sta incutendo tanto timore ai consumatori che gli allevatori stanno vivendo un periodo molto difficile.
Si accentua infatti la crisi sui mercati degli avicoli.
Dopo i crolli di inizio mese il mercato di Forlì ha chiuso l’ultima sessione con un calo delle quotazioni dei polli vivi fino al 27%, scesi al minimo storico di 42 centesimi il chilo. Seduta pesante anche sul mercato di Cuneo dove il listino ha accusato perdite del 20%. Riguardo ai tacchini le ultime rilevazioni sul mercato avicunicolo di Forlì hanno indicato, per i soggetti maschi, un prezzo, franco allevatore, inferiore a un euro il chilo (-5,7% rispetto alla scorsa settimana), che rappresenta il minimo da aprile scorso.
In questo momento non si vede ancora la luce in fondo al tunnel. Scampato, lo speriamo tutti, il pericolo di una pandemia, gli italiani torneranno a consumare carni bianche.
Si scoprirà probabilmente che saranno stati ancora una volta gli agricoltori ad aver pagato il tributo più oneroso.

di Alberto Grimelli