La voce dell'agronomo

NELLA LOTTA CONTRO LA NATURA E’ L’UOMO A RIMETTERCI. UNO CONTRO MILIONI, ANZI CONTRO L’INFINITO

La pressione antropica, la diffusione delle coltivazioni e degli allevamenti va di pari passo con la riduzione della biodiversità. Oggi si moltiplicano gli appelli a salvare specie in via di estinzione. Banche del germoplasma e aree protette sono utili ma è il pianeta, per primo, a difendersi

15 ottobre 2005 | Alberto Grimelli

L’uomo inquina, l’uomo sporca.
L’uomo consuma, con voracità, riserve naturali costituitesi in migliaia di anni.
L’uomo colonizza territori vergini, l’uomo distrugge, occupa spazi dominando altri esseri viventi.
L’uomo ha selezionato, a suo uso e consumo, poche specie e varietà, depauperando la naturale biodiversità.
L’uomo plasma il pianeta, il paesaggio e l’ambiente.
L’uomo è onnipotente?

Esistono numerose teorie ed altrettante ipotesi sulle nefaste conseguenze dell’eccessiva pressione antropica.
Siamo sei miliardi di individui, una cifra che alcuni ritengono incompatibile con le risorse del nostro pianeta. Sono gli stessi che vedono nell’essere umano un feroce predone e un insensibile sfruttatore.
Vero è che l’uomo si comporta come se fosse l’unico abitante della Terra. Un dominio assoluto motivato e fondato dall’intelligenza e dalla potenza tecnologica.
Vero è che in natura vince il più forte e chi si è adattato meglio.
Se è indubbio che l’uomo ha acquisito la supremazia, è altrettanto certo che questo potere può svanire da un momento all’altro.
La sensazione di onnipotenza che ci pervade, per cui crediamo inesauribile e illimitata la nostra supremazia, è, probabilmente, la più grande illusione su cui poggia la nostra civiltà.

La natura è assai più duttile dell’uomo, vive di cambiamenti continui, essa stessa è mutamento.
L’uomo distrugge la biodiversità, eppure il numero delle specie e varietà sul nostro pianeta tende comunque all’infinito. Questo almeno stando al Centro Ricerche di Chiron Vaccines che afferma che in numero di specie sul nostro pianeta è ben superiore ai 14 milioni stimati e che, considerando la variabilità intraspecifica, questo numero potrebbe divenire non più misurabile.
La natura si difende creando? Riuscirà a generare un’entità capace di sopraffarci?

Se i nostri antenati avevano problemi con i grandi animali che decimavano la popolazione umanoide, oggi siamo alle prese con piccoli esseri, che consideriamo subdoli, perché non li vediamo, pur invadendo i nostri corpi.
Ne abbiamo paura, di più, un sacro terrore. Solo così si spiega l’allarmismo per l’influenza aviaria, per il pericolo pandemia.
Un orrore che fa il paio con il panico creato dal terrorismo, dalle guerre.
E se fosse l’uomo a riuscire a estinguere l’umanità?

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