La voce dell'agronomo 04/06/2014

Ecco come l'Italia dà ragione al New York Times

Le vignette di Blechman hanno provocato uno scandalo mondiale ma appena si sono calmate le acque tutto è tornato come prima con Monini e Colavita che sfruttano il palcoscenico dell'Ice New York per l'Italian Brand Ambassador Award


La bufera delle vignette di Blechman si è abbattuta sull'Italia poco più di tre mesi fa e ha provocato tre settimane di proteste, qualche titolone sui giornali e un bel polverone.

Appena la polvere è tornata a depositarsi a terra tutto è tornato esattamente come era. In realtà, a quanto ci risulta, la restaurazione, nelle segrete stanze del potere, era cominciata con largo anticipo. Indiscrezioni non confermate parlano di un comitato, istituito dall'Ice New York all'indomani della pubblicazione delle vignette, che doveva formulare risposte agli attacchi del New York Times presieduto da Colavita.

Lo sforzo creativo di questo comitato ha portato alla nascita dell'Italian Brand Amdassador Award. Un premio a personalità americane che si distinguerebbero nella diffusione del brand Italia. Il premio è stato sponsorizzato da Emirata Airline, Colavita Usa e Monini North America.

Quindi delle imprese olearie, formalmente estere, che vendono negli Usa soprattutto olio comunitario sponsorizzano un premio per la diffusione dell'italianità? E l'Ice glielo lascia fare? Anzi riceve soldi e ringrazia?

Allora non abbiamo capito proprio nulla sul senso e il significato della denuncia di Blechman. Oppure non vogliamo capirlo. O ancora ce ne infischiamo.

Il mio sfogo non è diretto nei confronti di Monini e Colavita che hanno sfruttato un'occasione, imponendo la loro “italianità” sul palcoscenico di New York, quanto piuttosto alle istituzioni che, evidentemente, perseverano nell'errore.

Blechman ha denunciato, al di là delle frodi e di altre “macchinazioni” un po' surreali, la confusione proprio sull'italianità del prodotto. Che ci sia scritto “Made in Italy” o “Product of Italy” per il consumatore americano quell'olio è italiano. Così non è evidentemente, ma sembra e tanto basta a penetrare il ricco mercato statunitense, in maniera assolutamente legale, s'intende.

Cosa fa l'Italia in tutta risposta? Organizza una campagna pubblicitaria capillare per far comprendere la differenza tra l'olio portato in Usa da brand come Monini e Colavita e l'extra vergine prodotto da olivicoltori e frantoiani italiani?

No, fa l'esatto contrario.

Tra l'altro, a voler essere maliziosi, si potrebbe discettare a lungo sul premio alla catena di supermarket Kroger, premio ritirato dal vicepresidente Mel Bomprezzi, che ci risulta essere un importante partner commerciale proprio dello sponsor Colavita. Immaginiamo si tratti solo di una coincidenza.

La mia speranza era che almeno il governo italiano volesse chiarire la differenza tra il “Made in Italy” e il “Product of Italy”, tanto più che la testata del sito internazionale dell'Ice  riporta in bella evidenza "The Made in Italy Official Portal". Ebbene sì, sono ancora così ingenuo!

di Alberto Grimelli

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