La voce dell'agronomo

IN CALO AZIENDE E VENDITE. POCHI I SOLDI. E' LA FINE DEL BIOLOGICO?

Sono molti, forse troppi, i segnali di crisi per il comparto. Si moltiplicano gli appelli e molte lettere prefigurano un ben triste destino in mancanza di provvedimenti normativi urgenti, di fondi straordinari. Il piano d'azione preparato dal governo non soddisfa nessuno

10 settembre 2005 | Alberto Grimelli

Proprio mentre viene inaugurata la 17 edizione del Sana, un cattivo presagio per gli scaramantici, il biologico vive forse uno dei suoi momenti più bui.
Vi sono forti tensioni interne. Le varie organizzazioni di categoria solo raramente riescono ad avere una posizione univoca.
Se vi è poca chiarezza sul numero di associati alle singole organizzazioni, è invece tristemente accertato il calo di aziende agricole che seguono le regole e i dettami dell'agricoltura biologica.
Un dato strettamente correlato al trend negativo nelle vendite dei prodotti biologici. Il calo dei consumi di derrate alimentari non poteva infatti non ripercuotersi anche su questa fascia di prodotti, tipicamente più costosi.
Urgono provvedimenti, un piano strutturale. Il governo sta preoccupandosene, è quasi pronto un disegno di legge: il piano d'azione per il biologico. "tardivo e inutile", questa l'opinione diffusa tra gli operatori del settore e gli addetti ai lavori. I fondi sarebbero infatti largamente insufficienti per rendere operativa la norma, che resterebbe lettera morta.
Si moltiplicano allora gli appelli.
Molte lettere prefigurano un ben triste destino per un comparto di cui l'Italia è leader indiscusso.
Sono in tanti a recitare il requiem...
E' la fine? Non credo.
Il biologico ha ormai una sua nicchia di mercato.
Esiste uno zoccolo duro di imprenditori che, al di là di finanziamenti e contributi, percorrono la strada del naturale perchè la ritengono giusta e virtuosa.
Il comparto uscirà da questa crisi avvilito e ridimensionato, ma non sarà annientato.

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