La voce dell'agronomo

PROTESTE, SCIOPERI E SIT IN. IL MONDO AGRICOLO SI MOBILITA E FA SENTIRE LA PROPRIA VOCE

Tradizionalmente pacati, naturalmente fatalisti, gli agricoltori si accendono solo quando sono all’esasperazione. Allevatori arrabbiati hanno inondato di latte campi e strade, ora ortofrutticoltori furibondi hanno sfilato a passo d’uomo lungo le vie dell’Emilia Romagna. Contestazioni davanti al Ministero. Meglio non sfidare l’ira dei contadini

30 luglio 2005 | Alberto Grimelli

Lotta dura senza paura!
Uno slogan che non è stato coniato dagli agricoltori. È però il motto di un periodo di scioperi, di rivendicazioni che ha visto protagonista la classe operaia.
Ancor prima i contadini sono stati capaci di grandi manifestazioni, non tutte pacifiche e pacate. Agli inizi del secolo e poi ancora nel dopoguerra quando si discusse di riforma agraria, gli agricoltori si fecero sentire, alle volte con mezzi sbagliati, altre con sistemi illegali, in alcune circostanza sfidando apertamente lo stato e le forze dell’ordine. Le cronache dell’epoca riportano di molti feriti e anche di qualche morto.
Dopo di allora il nulla. Il mondo rurale si è seduto soddisfatto delle conquiste ottenute, soddisfatto e appagato.
Da allora nessuna rivendicazione, nessuna lotta.

Le cose stanno cambiando.
Lentamente, ma mutano.
Hanno cominciato gli allevatori, stanno proseguendo gli ortofrutticoltori, chi saranno i prossimi?

C’è chi sostiene che certe proteste (bloccare strade, rallentare il traffico...) sia dannoso, perchè lede alcuni dei più sacrosanti diritti di tutti.
È vero.
È altrettanto vero però che altre soluzioni sono di difficile applicazione se non del tutto utopiche.
È inattuabile boicottare i mercati all’ingrosso.
È illusorio pensare di trovare un largo consenso tra tutti i produttori italiani per qualche genere di protesta pacifica, quando è già impossibile accordarsi in un piccolo comune.
Tante teste, tante idee, tanti portafogli, tanti interessi.
Ognuno cerca di tirare l’acqua al suo mulino.
Impera l’individualismo.
È necessario prenderne atto.

Il malcontento, la sfiducia, in alcuni casi la rabbia, possono fare miracoli.
Possono unire.
Possono portare in piazza centinaia di trattori.
Uno sfogo, un’eruzione.
In questi casi gli agricoltori possono essere organizzati, si può dare loro qualche bandiera e un po’ di colore.
Ma guai a tentare di guidarli, rispunterebbero diffidenze e rancori, oltre che sospetti.
Gli scioperi, le proteste, i sit in sono una reazione emotiva.
Non c’è logica, c’è esasperazione.
Attenzione, quindi, è pericoloso sfidare l’ira dei contadini.

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