La voce dell'agronomo

DOPO IL VARO DELLA RIFORMA OCM OLIO DI OLIVA, SOLO TANTE DOMANDE. RESTIAMO IN FIDUCIOSA ATTESA

È passato più di un anno da quando annunciammo l’accordo sull’organizzazione comune di mercato. I regolamenti attuativi dovevano essere varati da lì a pochi mesi. Li stiamo ancora attendendo. L’incertezza non fa che moltiplicare indiscrezioni e voci incontrollate. Una situazione che nuoce al comparto

16 luglio 2005 | Alberto Grimelli

A tre mesi dall’inizio della nuova campagna olearia, niente è stato definito, nulla è stato deciso, non vi sono certezze.
Negli ultimi mesi pare che i politici, di ogni Paese, in primis gli italiani, si siano prodigati più a rassicurare, tranquillizzare e rincuorare piuttosto che a operare, decretare, deliberare.
Dall’aprile 2004, quando fu solennemente annunciato il varo della riforma Ocm olio di oliva, sono stati fissati molti termini entro i quali sarebbero stati varati i regolamenti attuativi.
Ultimo, indicatoci da un importante funzionario del Mipaf, la fine di giugno 2005.
Siamo ormai a metà luglio, ma nessun annuncio o dichiarazione è in vista. Essendo alla vigilia delle ferie estive è probabile che la questione venga rimandata a settembre, quindi a un mese o meno dall’inizio dell’attività di molti frantoi.
Assolutamente inaccettabile.
Siamo arrivati all’assurdo.
Comprendono i nostri beneamati politici che il sistema produttivo ha bisogno di tempo per adeguarsi a regole che, sistematicamente, richiedono piani operativi, note esplicative, circolari attuative?
Perchè gli imprenditori dovrebbero conformarsi, in poche settimane, a norme che il legislatore ha impiegato mesi a varare?
È lecito che pretendano la devozione assoluta da parte di olivicoltori e frantoiani? Sì, perchè sanno di poter abusare della pazienza di categorie che, la storia lo ha insegnato, appaiono più propense al fatalismo che alla lotta, alla muta accettazione più che alla clamorosa protesta. Sanno che, alla fine, vi saranno mugugni, lamenti ma che tutto potrà essere appianato con qualche proroga, dilazione e, prassi tutta italiana, chiudendo un occhio.
Così, però, non si regolamenta un settore nè lo si governa, in questo modo lo si lascia in balia dell’anarchia.
Il che porta a un’ulteriore domanda, chi vuole affossare il comparto olio di oliva?

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