La voce dell'agronomo 18/06/2005

IL SISTEMA DI ALLARME RAPIDO EUROPEO SULLA SICUREZZA ALIMENTARE VA PERFEZIONATO

E' di nuovo il Sudan 1, noto colorante cancerogeno, già trovato in febbraio in Gran Bretagna. Questa volta l’allarme è stato dato da Italia e Germania. Occorrono più controlli sulle importazioni di stock alimentari. Le aziende europee rischiano milioni di euro


Proprio qualche giorno fa è stato diramato un comunicato che indicava la cifra che le aziende agroalimentari, coinvolte nell’allarme Sudan 1 del febbraio scorso, hanno perso a causa di una vicenda che le vede come le prime danneggiate: 200 milioni di euro.
Le imprese erano 340, molte perchè il peperoncino incriminato era costituente della famosa salsa Worcester, ingrediente di molti piatti e preparazioni alimentari.
Il sistema di allarme è scattato con un certo ritardo, cosa che ha provocato non poche polemiche, come pure il conseguente ritiro dei prodotti contaminati.
Ora sono Germania e Italia a lanciare l’allarme per peperoncini provenienti rispettivamente dalla Russia e dall’India. Parte dello stock giunto in Europa è ormai stato commercializzato.
Il sistema di allarme ha funzionato piuttosto velocemente ma molto più preoccupante è la mancanza di metodi di prevenzione. È noto che dovrebbero essere le aziende acquirenti ad accertarsi della salubrità e del rispetto delle norme di quanto acquistato, il controllo tuttavia avviene quasi sempre su carta. Ovvero sono le ditte fornitrici ad allegare alla spedizione analisi e certificati recanti gli accertamenti di legge prescritti dalla Ue. Un sistema pratico e comodo per le imprese europee, ma non privo di rischi, come dimostrano le ultime vicende.
D’altro canto non è neanche pensabile che possano essere le aziende agroalimentari europee ad accollarsi gli oneri e i costi relativi ai controlli analitici per ogni stock importato. Sarebbe un nuovo fardello che ridurrebbe oltre modo la competitività delle nostre industrie.
L’Unione europea, per garantire che ogni prodotto alimentare importato sia sano e rispettoso delle norme, dovrebbe creare una struttura enorme, occorrerebbero migliaia di persone, troppe per il bilancio dell’Unione. La Comunità, inoltre, non può pensare di delegare, impartendo severe disposizioni, a ogni singolo Stato questo immane compito.
Rimane quindi una falla nel sistema di allerta rapido europeo sulla sicurezza alimentare.
Non c’è prevenzione, solo repressione.
È bene però sapere che si rischia, in questo modo, di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.
La ricerca della sicurezza alimentare assoluta si dimostra, ancora una volta, una chimera.

di Alberto Grimelli