La voce dell'agronomo 28/07/2012

E' tempo di Vaffa Days nei campi. Ma esiste il grillismo in salsa agricola?

E' tempo di Vaffa Days nei campi. Ma esiste il grillismo in salsa agricola?

L'agricoltura, come al solito, rischia di svegliarsi quando tutto è finito. Mancano progetto e progettista. A far la rivoluzione si rischia la testa. Meglio stare con un piede in due scarpe


No. No. No. E ancora no.

E' ora di arrabbiarsi, di incazzarsi, di protestare, di scendere in piazza, di manifestare.

Dieci, cento, mille V Day.

Le organizzazioni agricole non servono a nulla se non a moltiplicare le carte. Aboliamole!

Il ministero delle politiche agricole è inutile e pletorico. Abbattiamolo!

Bruxelles ci succhia il sangue e anche più. E' solo un coacervo di burocrati capaci di emanare cervellotiche direttive. Mandiamoli a zappare!

Giusto, sacrosanto, innegabile.

Sì... e dopo? Sì, sì, intendo proprio dopo aver fatto tabula rasa.

Immaginiamolo per un momento.

Ci saranno i festeggiamenti per aver abbattuto il “nemico” e per aver sconfitto la casta. Finite le sbronze e le pacche sulle spalle che si fa?

Qui casca l'asino.

E' facile inveire contro. Più difficile è costruire giorno per giorno.

“Chi fa, sbaglia” recita un vecchio e saggio proverbio.

Dopo aver demolito, c'è da ricostruire e per farlo occorre sporcarsi le mani. Lo sa bene anche Beppe Grillo che ha dichiarato di non voler sedere in Parlamento. Vuole tenersi le mani libere, fare il padre nobile, l'intellettuale del Movimento 5 Stelle. Un modo elegante per sfilarsi dalle responsabilità, mantenendo l'apparenza di uomo immacolato, puro, libero e indipendente.

A fare la rivoluzione si rischia la testa, Robespierre docet. Molto meglio stare con un piede in due scarpe, all'italiana.

Naturalmente in agricoltura si è lontani, anzi lontanissimi dal costruire un movimento unitario e alternativo.

L'agricoltura, anche in questo campo, è in ritardo e rischia di svegliarsi quando tutto è finito.

Non solo infatti manca il progetto ma non si intravede neanche un progettista.

Non che manchino le sigle di protesta ma sono disperse, poco rappresentative e lacerate da mille divisioni. Il movimento dei forconi si è spaccato, a causa delle frizioni fra capi e capetti, ancor prima di passare lo stretto di Messina. L'associazione degli allevatori sardi non ha mai raggiunto il continente. Dei Cobas del latte si è persa ogni traccia nelle nebbie padane.

Manca il progetto ma non mancano le proteste. Ne è pieno internet, i social network, forum ed altro.

Ma poi? Come mi ha detto un amico qualche settimana fa, quando protesti fai sempre proseliti ma, all'atto pratico, ti giri e scopri che sei solo.

Il grillismo in salsa agricola? Tanto fumo e poco arrosto.

di Alberto Grimelli

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Commenti 2

Alberto Grimelli
Alberto Grimelli
28 luglio 2012 ore 10:45

Gentile Sig. Breccolenti,
credo che il sentimento, meglio sarebbe dire risentimento?, della protesta, del malcontento e dell'opposizione sia insita nell'uomo. E' chiaro che si acuisce in certi momenti storici, di crisi o comunque di sofferenza. In questi frangenti è fisiologico che qualcuno capti questi segnali e cavalchi l'onda, dando rappresentanza a questi istinti ed emozioni. E' persino positivo perchè fornisce una valvola di sfogo.
Nella pur breve storia della Repubblica Italiana abbiamo avuto diversi movimenti simili a partire dal ”Fonte dell'Uomo qualunque” del 1944, fondato dal commediografo Guglielmo Giannini. Ripropongo qui un estratto da Wikipedia: “Il Fronte dell'Uomo qualunque concepisce uno Stato non di natura politica, ma semplicemente amministrativa, senza alcuna base ideologica. Uno stato tecnico che funga da organizzatore di una folla e non di una nazione. Secondo Giannini per governare: "basta un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada il 31 dicembre. E non sia rieleggibile per nessuna ragione". Ricorda nulla?
Questa tipologia di movimenti è spesso di natura distruttiva, propone lo smantellamento di un sistema, dello status quo, delle regole. Per sostituirlo con cosa? Non mancano le proposte ma spesso si tratta di progetti disorganici, anche contraddittori.
L'agricoltura, in questo senso, non fa eccezione. Settore anticiclico per antonomasia, soffre più degli altri in tempi di crisi, stenta a riprendersi quando l'economia ricomincia a marciare. Stante questi presupposti l'agricoltura dovrebbe essere il comparto dove fioriscono maggiormente i movimenti di protesta. E' infatti così. Non credo che esista un censimento dei movimenti alternativi ma sono sicuro che se ne contano a decine. Spesso nascono come comitati, più o meno spontanei, sul territorio per affrontare temi locali o specifici. La loro territorialità è il loro limite, finendo per rimanere, quand'anche il problema venga risolto, dei circoli di protesta, dove borbottare, pronti a scendere in piazza nel caso di un nuovo problema ma nulla di più.
Compito di un progetto politico non è quello di risolvere i problemi man mano che si presentano ma di realizzare un programma, un piano che ne eviti l'insorgere o anticipi le criticità. Questo sarebbe l'arrosto. Nessun movimento alternativo che io conosca propone una visione simile.
La vera questione, semmai, è che anche la vecchia e vituperata classe dirigente, a tutti i livelli, non sa che pesci prendere. Basti guardare al numero e alla frequenza delle riforme della politica agricola comune degli ultimi anni per rendersene conto.
Consciamente o inconsciamente ce ne rendiamo conto e l'insicurezza monta insieme alla protesta. Vanno di pari passo e cresce quello che oggi è il grillismo, che ieri era il qualunquismo.
Se guardiamo alla storia, notiamo che è proprio in tempi di crisi che nascono i leader, le personalità di spicco, i progettisti. Io, però, ancora non ne vedo l'ombra. Tanto meno in agricoltura. Spero di sbagliarmi.

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
28 luglio 2012 ore 09:39

Sign. Grimelli,gliela giro io allora la domanda.E quindi? Continuiamo con chi l'ha fatto fino adesso il fumo,e l'ha fatto nella realtà non nell'ipotesi? Di chi è la colpa se un comico, senza tanti finanziatori alle spalle,senza sponsor di multinazionali riesce nel giro di pochi mesi ad avere consensi incredibili? Sono daccordo con lei, il grillismo è anche tanto fumo,soprattutto quello in salsa agricola,per caso lei ha un'idea di chi propone l'arrosto ma soprattutto, per arrosto, lei che cosa intende?