La voce dell'agronomo 19/02/2005

CONTINUA IL BARTOLINI SHOW. ECCOVI IL TERZO ATTO

Come in ogni pièce teatrale che si rispetti ogni volta che si alza il sipario rimaniamo sbaloriditi, strabiliati. Le precedenti segnalazioni riguardavano pacchiani errori e madornali cantonate. In questo nuovo articolo, fresco di stampa, la giornalista ci riserva una sua originale perla di saggezza. Appare evidente che l’olio extravergine le risulti davvero indigesto


Riporto fedelmente dal numero 7 del 16 febbraio 2005 di Oggi, l’articolo della signora Bartolini ha per titolo “Ortofrutta sì, ma attenti da dove arriva”:
... Per il bene della salute. L’indicazione del luogo di origine e di provenienza di un prodotto è anche questione di salute. Ne sia esempio il fatto che la Fda americana ha riconosciuto all’olio extravergine d’oliva (l’Italia ne esporta il 60 per cento di quello venduto negli Usa) proprietà benefiche e ha autorizzato le aziende che lo producono a scrivere in etichetta che “mangiando due cucchiai d’olio al giorno, si può ridurre il rischio di danni alle coronarie”. È dunque chiaro che l’origine del prodotto deve essere assolutamente salvaguardata.

Che c’azzecca, mi sono chiesto, l’origine dell’olio extravergine d’oliva con quanto concesso dalla Fda americana?

Dall’articolo della signora Bartolini traspare che solo le aziende che dichiarano l’origine del proprio prodotto possano avvalersi dell’indicazione salutistica, o comunque che la Food and Drug Administration abbia stabilito un nesso tra provenienza dell’olio e sua salubrità.
Fosse così, l’Ente statunitense avrebbe commesso un errore. Non esistono infatti, a tutt’oggi, ricerche che dimostrino che l’olio prodotto in una regione determinata sia più salutare rispetto ad un altro.
Sono tanti i fattori che possono incidere sulle qualità nutrizionali e salutistiche di un olio, nè si conoscono neanche approfonditamente tutti meccanismi fisiologici e biomedici per cui la spremuta d’oliva fa bene.
Arrivare quindi ad ipotizzare che la provenienza abbia un ruolo prevalente sulle doti naturali dell’extravergine sarebbe stato un azzardo vero e proprio.
Ben sapendo che la cultura oliandola in Nord America è tutt’altro che approfondita, mi sono andato a riguardare il comunicato della Fda, nel caso mi fosse sfuggito qualcosa.
No, la Food and Drug Administration non faceva cenno alla provenienza del prodotto, in alcun modo e sotto nessuna forma.

Il Bartolini-pensiero sulla questione dell’origine dei prodotti alimentari, per quanto rispettabile o condivisibile, non può e non deve sovrastare la cronaca, l’oggettività dei fatti o, come in questo caso, i dettami di una norma.
Non si può plasmare una notizia e adattarla alle proprie idee.
Un simile comportamento è infatti profondamente scorretto.
La conclusione? La signora Bartolini è scivolata, un’altra volta, sull’olio extravergine d’oliva.

di Alberto Grimelli