La voce dell'agronomo 05/02/2005

ECCO, ORA DEVO RIMANGIARMI IL PLAUSO AL MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE

Il decreto legge scaccia crisi, approvato dal Consiglio dei Ministri del 18 novembre 2004, non è mai entrato in vigore. A meno che non venga resuscitato, in un rigurgito di buon senso, resterà lettera morta. Alla disillusione ed amarezza di tanti agricoltori si aggiunge anche una personale delusione. Speravo fosse il segnale di un cambio di rotta


Il Consiglio dei Ministri del 18 novembre aveva approvato un Decreto legge per fronteggiare le gravi crisi di mercato che hanno colpito l’agricoltura.
Un’espressa norma prevedeva che la dichiarazione di stato di crisi sarebbe stata effettuata direttamente dal Ministro delle Politiche agricole e forestali, quando ne ricorrano le condizioni, ovvero quando il prezzo medio unitario su base mensile è inferiore del 30% al prezzo medio unitario registrato nell’ultimo triennio.

Niente più che una boccata d’ossigeno, l’ho già ribadito il 27 novembre scorso, quando però applaudii all’iniziativa del Ministero, che mi auguravo, fosse solo il preludio a politiche agricole più incisive, adeguate al momento di profonda crisi che sta vivendo il settore.
Quanto mi sbagliavo!

A più di due mesi dalla sua promulgazione, con procedura d’urgenza, il Decreto scaccia crisi non è mai stato operativo.
I problemi delle imprese hanno continuato ad acuirsi.
Il maltempo che ha flagellato i campi ha provocato gravi danni.
I prezzi all’ingrosso, non solo dei prodotti ortofrutticoli, hanno continuato a scendere.

Come l’iniziativa del Mipaf aveva fatto brillare una piccola luce di speranza, così la recente doccia gelata ci ha risvegliato dal sogno.
Resta dell’amaro in bocca. Non avevo nascosto, in uno slancio di ottimismo, il mio personale plauso.
Ora devo, purtroppo, ritirare quell’apertura di credito.
Tutto procede come sempre: parole, parole, parole, soltanto parole.

di Alberto Grimelli