La voce dell'agronomo

LA SAGA DEGLI ERRORI CONTINUA. SIGNORA BARTOLINI, LA PREGO, SI FERMI!

Già nel recente passato ho avuto modo di rilevare diverse inesattezze ed imprecisioni della stessa autrice in tema agroalimentare. Ora è toccato all’extravergine. Nell'articolo apparso sul settimanale "Oggi" informazioni sbagliate e confuse che contesto punto per punto. Chissà mai che repetita iuvant

20 novembre 2004 | Alberto Grimelli

Mi auguravo, probabilmente guidato dal mio ottimismo e fiducia verso il prossimo, che la signora Anna Bartolini non ricadesse nell’errore di divulgare, attraverso un diffuso settimanale popolare, quale è “Oggi”, informazioni scorrette e sbagliate (n.d.r. editoriale TN 34 anno 2 18 settembre 2004).
Leggendo il suo ultimo articolo intitolato “Finalmente l’olio extravergine non ha più segreti” (Oggi n. 47, 17 novembre 2004) ho dovuto necessariamente ricredermi.
Sarà che, occupandomi professionalmente del settore oliandolo, sono più sensibile e suscettibile alle scempiaggini che vengono diffuse a mezzo stampa sull’extravergine ma le imprecisioni, meglio sarebbe definirle cantonate, in cui la signora Bartolini è occorsa non sono trascurabili ma anzi grossolane e gravi.
Vi propongo quindi tra virgolette il testo apparso su “Oggi” e di seguito le necessarie, dovute correzioni:

1- “L’acidità dell’olio deve essere inferiore all’1 per cento”
FALSO
Il regolamento CE 1513/2001, stabilisce che l’acidità libera, espressa in acido oleico, è al massimo di 0,8 g per 100 g, ovvero 0,8%.

2- “per ottenere la classifica di extra deve superare una prova d’assaggio fatta da una giuria professionale che valuta odore, colore, sapore e viscosità”
INCOMPLETO E FALSO
Per essere classificato come extravergine un olio deve anche rispettare tutta una serie di parametri chimici, tra cui l’acidità è il più conosciuto ma assolutamente non il solo.
La giuria professionale esamina esclusivamente odore e sapore. Meglio ancora rileva la presenza o l’assenza e l’intensità di difetti organolettici, del fruttato, dell’amaro e del piccante. Colore e viscosità non sono assolutamente contemplati dal Reg. CE 2568/91 (il regolamento comunitario che stabilisce metodi e modi per procedere al panel test), anzi il bicchierino d’assaggio è di colore blu cobalto o ambra proprio perchè l’assaggiatore non possa essere influenzato dal colore dell’olio.

3- “In etichetta sono indicate sia l’acidità, sia la provenienza delle olive (a volte vi sono miscele di olive di diversi Paesi)
FALSO E IMPRECISO
Non è assolutamente obbligatorio inserire in etichetta l’acidità ma, a norma del Reg. CE 1019/02, è facoltativo e qualora si volesse inserirla bisogna aggiungervi, nel medesimo campo visivo e con lo stesso corpo di carattere, anche il numero di perossidi, i valori spettrofotometrici e la quantità di cere.
È assai difficile e molto raro trovare una bottiglia che contenga miscele di olive di diverse nazioni in quanto solo piccolissimi quantitativi vengono franti in Paesi diversi da quelli di origine. Se la signora Bartolini invece si riferiva a miscele di oli sappia che, per il summenzionato Reg. CE 1019/02, l’indicazione dell’origine è facoltativa.

4- “Da pochi giorni c’è una novità per verificare se il prezzo che ci viene richiesto è esagerato: basta mandare un sms al numero ... indicando il codice del lotto della bottiglia che stiamo per acquistare per avere risposta rapida con l’indicazione dell’origine...”
IMPRECISO ED INCOMPLETO
Dal testo sembrerebbe che attraverso il codice del lotto di una qualsivoglia bottiglia acquistata in un supermarket possiamo risalire alle origini, ovvero all’oliveto che ha prodotto quell’olio. Questo è vero per quelle produzioni, come le denominazioni d’origine protetta, che hanno deciso di rendere pubblici i dati di rintracciabilità del prodotto. Anche alcune aziende private e consorzi che si appoggiano a enti certificatori forniscono questa possibilità ai propri consumatori, ma non esiste alcun numero di telefono che permetta, indistintamente, attraverso qualsivoglia codice, di tracciare una qualsiasi bottiglia d’olio dall’oliveto alla commercializzazione.

Questi quattro evidenti e goffi errori indicano chiaramente che la signora Bartolini non ha approfondito a sufficienza la materia prima di scrivere l’articolo.
A questo punto non resta che sperare che scriva poco, pochissimo o meglio ancora nulla di extravergine nel futuro.

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