La voce dell'agronomo

QUANDO LA NECESSITÀ AGUZZA L’INGEGNO E STIMOLA LA FANTASIA

L’Italia ha perso il primato della creatività nei rimedi fai da te, nelle pozioni casalinghe. L’aglio contro i pidocchi è ormai cosa superata, rappresenta il passato. In India contro i parassiti si usa la Coca Cola. Quando i guadagni sono magri, pur di risparmiare sui costi di produzione, ogni prodotto può divenire utile

06 novembre 2004 | Alberto Grimelli

A parte quello di bevanda che tutti conosciamo, la Coca Cola ha trovato un nuovo impiego: è diventata il pesticida preferito degli agricoltori indiani.
A raccontare il fatto il quotidiano inglese The Guardian che spiega come i contadini delle regioni dell'Andhra Pradesh e del Chattisgarh usino la Coca Cola come rimedio economico contro i parassiti.
Perché allora estrarre da piante tropicali tossine e principi attivi utili per combattere i parassiti delle colture agrarie? Perché elaborare e studiare in laboratorio pericolosi composti o nuove molecole? Prendiamo dai nostri frigoriferi una bella bottiglia di chinotto, di aranciata e irroriamo i nostri campi, il risultato è garantito, parola di Coca Cola Corporation, dopo una sperimentazione che ha coinvolto decine, centinaia di contadini indiani.
Naturalmente questa ricerca non è stata condotta secondo un protocollo scientifico rigoroso, i risultati non sono stati controllati e validati da comitati di ricercatori universitari o da tecnici di prestigiosi istituti.
Lasciando anche cadere ogni considerazione in merito alle ripercussioni salutistiche, è in effetti preoccupante che una bevanda largamente diffusa e consumata possa essere utilizzata come fitofarmaco, c’è da chiedersi se non sia interessante approfondire questa nuova ed inconsueta proprietà della Coca Cola.
Probabilmente i dirigenti del colosso americano ci hanno già pensato, avranno anche avviato le trattative per una joint venture con qualche multinazionale che si occupa di presidi per l’agricoltura. Non si saranno certo lasciati scappare un’occasione così ghiotta per aumentare il fatturato.
Se così fosse i contadini indiani dovranno escogitare qualcos’altro, infatti è proprio a causa dell’alto costo dei pesticidi (in media 180 euro al litro) che hanno ripiegato sull’economica bevanda che viene prodotta nelle fabbriche locali a 0.05 euro.
Intanto già immagino i diverbi che si accenderanno nel futuro nell’evoluto mondo occidentale:
“Chi ha preso la mia Coca Cola?” griderà irritato il figlio
“Tuo padre, sai doveva fare il trattamento ai pomodori…” risponderà la mamma

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