La voce dell'agronomo 23/10/2004

OGM SÌ, OGM NO, OGM FORSE

Mentre associazioni e istituzioni locali suonano la grancassa, lanciano appelli e promuovono manifestazioni, perdura una profonda, radicata ed inossidabile indifferenza tra agricoltori, comuni cittadini e mass media. Un argomento che non piace, non appassiona. Meglio relegarlo in un angolino, nasconderlo in un trafiletto, tanto per avere la coscienza pulita. Io non ci sto


Gli organismi geneticamente modificati non fanno audience, non fanno lettori, semplicemente perchè regna un estremo disinteresse intorno all’argomento.
Pare infatti che solamente le organizzazioni di categoria agricole, qualche associazione e un po’ di amministrazioni locali siano interessate a suscitare clamore a proposito di organismi geneticamente modificati. I comunicati stampa, nell’ultimo periodo, si sprecano, ne riceviamo di continuo. Tutti a senso unico, tutti si scagliano contro la diffusione degli ogm e la recente proposta di legge di Alemanno sulla coesistenza.
Non c’è dibattito, non c’è discussione. Solo cieca contrapposizione.
La mancanza di un dialogo aperto e rispettoso dell’opinione altrui è un fatto di per sé già sufficientemente grave, ma va soprattutto rilevato che di organismi geneticamente modificati non si parla al di fuori dei circoscritti circoli degli addetti ai lavori, e che, a parte di questi, come gli agricoltori, questo tema non sta affatto a cuore.
Eppure le ripercussioni ambientali, ma anche etiche e morali, poste dall’ingegneria genetica applicata all’agricoltura dovrebbero coinvolgere tutta la società, al pari di altri argomenti, come la procreazione assistita.
Non è così.
L’estremo tecnicismo della materia la rende assai ostica da divulgare, spiegare, illustrare e anche, naturalmente, da capire.
Nessuno sforzo viene però neanche tentato dai giornali, dalle radio e dalle televisioni. L’argomento ogm è tabù, tranne che non si tratti di qualche succulento scandalo, ma ci deve almeno scappare il morto, o di proporre qualche banale ed insulso sondaggio.
Prendendo a prestito una famosa frase del Presidente Scalfaro, grido il mio “io non ci sto”.
Sono infatti intimamente convinto che temi di tale portata, che hanno ripercussioni così vaste e permeanti, debbano essere affrontati con attenzione e vadano approfonditi con cura e dedizione. Relegare la notizia in secondo piano, in qualche pagina interna o in un invisibile trafiletto, tanto per placare i rimorsi di coscienza, non appartiene allo spirito con cui Teatro Naturale è nato e sta crescendo.

di Alberto Grimelli