La voce dell'agronomo

IL TEMPO È DENARO? NON PER IL LEGISLATORE

I prezzi dei prodotti agricoli sono in continua discesa e a vendere si fa sempre più fatica. Così, per far passare il tempo agli agricoltori, vengono promulgate norme e regolamenti che moltiplicano registri e pratiche, aumentando a dismisura il carico burocratico per le aziende

16 ottobre 2004 | Alberto Grimelli

Pare proprio che coltivare i campi sarà un lusso che non verrà più concesso agli agricoltori.
Perché infatti questi individui dovrebbero perder tempo a seminare, lavorare il terreno e altre simili amenità quando possono passare le giornate a compilare pratiche, a girare da un ufficio all’altro, a cercare istericamente informazioni su norme, regolamenti e circolari che cambiano con la frequenza dei fidanzati delle veline?
Sembra che in questa situazione economica contingente difficile, in cui i prezzi tendono ad abbassarsi e comunque è difficile vendere il prodotto, il legislatore sia seriamente intenzionato a far dimenticare al povero agricoltore tutti i suoi patimenti e le sue preoccupazioni accollandogli un enorme carico burocratico.
Riempire un registro o un modulo secondo le istruzioni allegate può richiedere tempi lunghissimi, perché si deve interpretare quello strano linguaggio con cui sono state anche formulate. Generalmente è necessario essere forniti anche della circolare esplicativa ed operativa che tuttavia utilizza lo stesso tipo di vocabolario e rischia di accrescere la confusione. Avere in famiglia un appassionato di enigmistica rappresenta, in questi casi, un bel vantaggio.
Naturalmente anche gli uffici pubblici sono stati mobilitati per tenere occupati gli agricoltori. Le interpretazioni delle norme sono diventate così soggettive e diverse da un ufficio ad un altro che non vi è mai certezza di essere perfettamente in regola. In genere ci si accontenta di adeguarsi all’interpretazione prevalente, confidando nella propria buona stella in caso di controlli.
Se fosse solo un gioco, un passatempo, probabilmente gli agricoltori ci si potrebbero anche appassionare. In fondo la caccia al tesoro piace a tutti e stimola la naturale competizione esistente nel mondo rurale.
Purtroppo si tratta di lavoro, dell’attività quotidiana di gente che deve mantenere una famiglia.
Sarebbe ora che il legislatore si rendesse conto che le ore spese per accondiscendere alle sue cervellotiche richieste non solo non sono retribuite ma rappresentano un costo, spesso non trascurabile.
Concludo quindi ricordando ai tutti i parlamentari sia nazionali sia europei un vecchio detto latino “do ut des”.

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