La voce dei lettori

DEPREZZAMENTO PER L'OLIO DI OLIVA

Una lettera di Giuseppe del Console in risposta alla testimonianza-provocazione di Pompeo Farchioni

25 settembre 2004 | T N

Ho letto con attenzione l’articolo e relativa intervista del Sig. Pompeo Farchioni, ho la sensazione che ci siano delle inesattezze.
Mi spiego meglio, se il Sig. Farchioni voleva veramente acquistare olio italiano e con quei prezzi mi vengono in mente due ipotesi:
1. che abbia deciso di acquistare l’olio in un momento in cui la produzione non aveva le quantità richieste;
2. che non si sia rivolto alla zona dove la produzione era presente con quantità interessanti.
Leggo nell’articolo diverse contraddizioni
1. era alla ricerca di un prodotto di massa o di qualità?
2. con l’Arbequina cosa ha trovato?
3. l’olivicoltore italiano é prospero e vincente, o fallimentare e perdente?

In un paese dove il solo consumo è di gran lunga superiore alla produzione, dove la quantità destinata all’esportazione supera di gran lunga il consumo interno, ed in considerazione dell’importanza sull’italianità del prodotto stesso, come mai il prezzo alla produzione è cosi basso?
Facendo un raffronto della variazione di prezzi avvenuta sui vini, formaggi ed altri prodotti dell’agro alimentare in questi ultimi anni, l’olio è l’unico prodotto che ha subito una stasi di crescita se non un deprezzamento.

Azzardo un analisi: solo nel settore degli oli, le grandi marche da sole gestiscono quantità del 60-70 %, quindi in regime di monopolio, ciò che non accade in altri settori dell’agro alimentare.
Quindi con questo stato di cose il produttore di olio italiano sarà sempre e comunque succube di questo andazzo.
Nel momento in cui l’olivicoltore si organizza affacciandosi a suo rischio sul mercato, la lobby delle grandi marche usa le leggi per osteggiarne la crescita: vedi made in italy, la legge sulla vendita in taniche da 5 lt., la certificabilità sulla frangitura a freddo, vedremo come andrà ha finire la questione della rintracciabilità. Forse stanno pensando di farci certificare lo stato di maturazione o altro, ma gli olivicoltori hanno la pelle dura.
Cosa dice il Sig. Farchioni sul deodorato, venduto come grande olio italiano?

Sicuramente Lui e le grandi marche gestiscono al meglio le loro aziende, ma sulla frase “Siamo strettamente legati al mondo agricolo, anche se gli olivicoltori non sempre lo comprendono” non credo che faccia sonni tranquilli.

Giuseppe Del Console


Grazie per la preziosa testimonianza. A fine ottobre si farà il punto della situazione, con un nuovo e più ampio primo piano.
La Redazione

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