La voce dei lettori

La Toscana? E' senza un vero assessore all'agricoltura

Anziché una figura competente, per la terza legislatura consecutiva manca in regione qualcuno che conosca le problematiche. A denunciarlo il giornalista Stefano Tesi

01 maggio 2010 | T N

Caro Luigi,
alle disinvolte nomine dei membri della giunta regionale toscana da parte del neogovernatore Enrico Rossi ho appena dedicato un post (vedi qui) sulla mia blog-zine www.alta-fedelta.info, ma credo che nello specifico agricolo l'argomento vada sviscerato meglio.

Che, in Toscana come altrove, l'agricoltura collinare vada a picco non è una novità. Lo è forse - sia come notizia che soprattutto come fatto socialmente e politicamente rilevante - la circostanza che vadano nascendo sul territorio gruppi spontanei di protesta arrivati sul punto di costituirsi in un comitato unitario e autonomo, slegato cioè da tutte le organizzazioni, nonchè omogeneamente spalmato come una rete su tutta la penisola.

Bene: e al cospetto di un quadro siffatto, che fa il presidente della Toscana? Mica nomina alla guida del settore primario non dico un tecnico, ma almeno uno navigato della materia, uno che conosca dal di dentro ciò di cui si parla e di cui si dovrà occupare, uno insomma in grado di affrontare i problemi con cognizione di causa e di avere argomenti per attenuare la montante protesta degli agricoltori. Tantopiù in un contesto in cui per due-legislature-due la giunta regionale è rimasta "orfana" di un assessore che fosse meno che soltanto nominale (per non dire del finale grottesco della gestione Martini, in cui l'ex governatore, che aveva avocato a sè la materia in conclusione del mandato, si è dimostrato tanto digiuno della stessa da evitare di presentare alla stampa il tradizionale rapporto dell'Irpet e del Sole 24 Ore sullo stato di salute del settore per non dover affrontare le domande dei giornalisti).
Ecco, chiedevo: che fa Rossi?

Nomina assessore all'agricoltura l'ex assessore di Martini allo sport e alle politiche sociali Gianni Salvadori, già sindacalista edile della Cisl, certamente un'ottima persona e il politico ideale a rappresentare la "parrocchia" corrispondente a una certa "anima" della coalizione che ha eletto Rossi, ma senza dubbio modesto conoscitore di quell'agricoltura che avrebbe invece bisogno non solo di ossigeno immediato, ma di un dottore competente per sperare di sopravvivere (guarire è pura utopia) ai suoi mali.

Un'analoga procedura, sia chiaro, è stata seguita per le nomine anche di altri assessori (non male quella di un'immunologa specializzata in malattie rare alla cultura e al turismo: forse il governatore pensa che il calo delle presenze e il crollo della cultura dipendano da qualche virus tropicale), ma il caso agricolo è davvero il massimo e rende l'idea dello iato ormai esistente, anche a livello di amministrazione regionale, tra la politica e il cosiddetto "paese reale".

Adesso staremo a vedere che succede. In un quinquennio, fa sapere ad esempio la Cia, in Toscana i terreni investiti a cereali sono precipitati del 45%, i costi di produzione triplicati e il prezzo del grano sceso del 25%. Gli attuali 14 euro al quintale per il grano duro affogano al cospetto di una quota 30 euro come soglia minima per la sopravvivenza economica dei produttori.
Riuscirà la logica del manuale Cencelli ferreamente applicata da Rossi ad porre un rimedio a tutto questo? Chissà.
Le stelle intanto stanno a guardare e gli agricoltori a soffrire.
Ciao,

Stefano Tesi

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