La voce dei lettori
I turisti rurali? Disinteressati alle attività aziendali
Ci scrive Simonetta Boscarelli: non è facile fare agriturismo, in maniera moderna ma rispettosa delle peculiarità di ognuno
13 marzo 2010 | T N
Gestisco un agriturismo in Calabria in una zona interna non definibile come turistica, anche se da un punto di vista del valore rurale, storico e architettonico potrebbe averne i numeri.
Non è facile coniugare il rispetto dell'investimento fatto con il fatto che siamo un turismo di nicchia per definizione, che l'agriturista che mi trovo a gestire non è affatto interessato (per + del 90%) alle nostre attività (gestisco un allevamento di cavalli con una storia di oltre 400 anni) fino a 2 anni fa avevo un gregge di pecore e un mio caseificio non ho mai (1 volta per la verità ) trovato qualcuno cui interessasse qualcosa del processo di caseificazione...
Più che altro mi ritrovo persone che vogliono mangiare bene, tanto e pagare poco... sul "bene" spesso ci sarebbe da ridire: sono poche le persone che al di là delle etichette rassicuranti (dop, doc, igt e quant'altro) sono in grado di distinguere un fritto in olio extravergine d'oliva con uno di semi vari piuttosto che di "oliva".
Più spesso sono dei rappresentanti di commercio abituati a mangiare fuori in continuazione che si stupiscono di non dover prendere pillole per lo stomaco ad accorgersi della differenza...
E anche per chi si ferma a dormire la situazione non è diversa. Tra il cibo antico spesso insano e il proporre cibi artefatti e fuori stagione c'è di mezzo il solito mare.
Penso che per trasmettere una Cultura contadina bisogna prima averla...
I controsensi nell'agriturismo sono tanti primo tra tutti che bastano 3 ettari e un casolare adeguato per fare agriturismo... Ci sarebbe tanto dire.
Non so come fanno i controlli in italia so come li fanno da queste parti si decide a tavolino una statistica e poi si fanno i controlli sempre nelle stesse aziende, dove ci sarebbe addiritura da chiudere, state tranquilli, i controlli non ci sono mai stati.
Mi scuso se ho fatto qualche confusione. Nei diversi corsi sulla qualità che ho fatto spesso mi sono imbattuta in un ottimo signore emiliano che ci ha sempre spiegato la stessa cosa: come far soldi non producendo proprio niente e mettendo anche le buche (poche ma buone) in maniera studiata per far sentire il cliente in campagna...
Mi dispiace di non avere detto tutto quello che vorrei dire perchè sarebbe toppo lungo. Concludo dicendo che non è facile fare agriturismo, in maniera moderna ma rispettosa delle peculiarità di ognuno in un mondo di plastica.
Scusate lo sfogo.
Simonetta Boscarelli
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