La voce dei lettori

Dop Monti Iblei e McDonald's, si accende la polemica

Ci scrive Sergio Gafà: nessuno vuole impedire di vendere ai fast food un buon extra vergine: sarebbe un passo avanti nella qualità. Ma se crediamo ancora alla Dop, non credo che il logo di un fast food possa diventare una medaglia al merito

13 febbraio 2010 | T N

Egregio Direttore,
sono produttore di Olio DOP Monti Iblei, sottozona Gulfi, da 10 anni e da allora associato al Consorzio di Tutela.
In tutto questo tempo ho sempre cercato di ottenere un prodotto di qualità, con risultati più che soddisfacenti in termini di riconoscimenti nazionali e internazionali, un successo molto più modesto, naturalmente, ho ottenuto a livello economico, stante la crisi del settore e gli alti costi di produzione di un olio da "Tonda Iblea" in purezza.

Alcune robuste motivazioni mi inducono a scriverLe:
in primo luogo il desiderio di non lasciare solo l'Ing. Rosso nella sua sacrosanta polemica a proposito dell'affaire DOP-Zaia-McDonald.
Per inciso, Giuseppe Rosso ha tenuto a dichiarare la sua appartenenza alla destra politica: io sono da sempre uomo di sinistra, quindi le perplessità sull'operazione in questione, anche se riguardasse solo noi due, attraverserebbero tutto l'arco costituzionale.

In secondo luogo, devo ammettere che sono rimasto deliziato dalla sublime immagine del Ministro Zaia festante e agghindato con un grembiulino McDonald, intento ad azzannare un panino.
Testimonial d'eccezione, come, a mia memoria mai nella storia repubblicana, nessun Ministro è stato per multinazionali o imprese private di qualche genere.
Ma tant'è: Mala tempora currunt: non ci resta che attendere fiduciosi che il Ministro Bondi (che peraltro ha nominato, per misteriosi meriti culturali, un ex manager McDonald Direttore Generale del Ministero che presiede), con indosso un vezzoso grembiulino con logo McDonald, ci declami una sua ode all'hamburger a reti unificate.

La terza robusta motivazione è il desiderio di rivolgere ai miei colleghi, produttori di Olio DOP Monti Iblei, alcune semplici domandine:

1) Una piccola e prestigiosa DOP, come la nostra, avrebbe qualche reale vantaggio collettivo dalla visibilità ottenuta con la sponsorizzazione McDonald?
A questo proposito, credete proprio che vedere il nostro logo associato a un McQualchecosa, induca orde di paninofagi a precipitarsi ad acquistare bottiglie di olio DOP in enoteche o gastronomie, dove fino ad ora esse conducevano una tranquilla e quasi indisturbata esistenza, visto il prezzo di vendita elevato?
Non vi viene il dubbio piuttosto che i ristoratori di qualità possano trovare sgradevole che sulle loro tavole compaiano bottiglie d'olio il cui nome è associato al mondo dei fast food?

2)Come già pubblicamente chiesto da Carlo Petrini, quanto verrebbe pagato l'olio al produttore che accettasse di fornire il suo prodotto a McDonald?
Due le possibili ipotesi: a basso prezzo o a prezzo di mercato, quindi discretamente elevato.
In entrambi i casi sarebbe un danno micidiale per il nostro prodotto.
Nella prima ipotesi, il prezzo al quale lo vendiamo, noi produttori seri, sarebbe fuori mercato.
Nella seconda un prezzo elevato sarebbe associato a prodotti pubblicizzati come estremamente economici, (avete presente la pubblicità McDonald, con la vecchina un po' svanita che regala al nipote pochi spiccioli perchè possa portare a cena la morosa?): quindi saremmo egualmente fuori mercato.

3)Quanto olio DOP Monti Iblei verrebbe acquistato da McDonald e quale uso ne verrebbe fatto?
Certo non verrebbe usato su un pesce o su un filetto alla griglia, o comunque su un piatto che lo rendesse riconoscibile come condimento e arricchimento di gusto e aroma.
Il suo fruttato di pomodoro verde e erba tagliata finirebbe tristemente confuso nell'odore di frittura di patate imperante nei fast food.
Una delle poche ricchezze vere della nostra declinante Italia (Repubblica ormai, a quanto sembra, destinata ad essere fondata sull'hamburger, nelle prossime ventilate riforme costituzionali) è la biodiversità nei prodotti agricoli; sono le tante cultivar che, con sacrifici e donchisciottesca passione Giuseppe Rosso ed io, assieme a tanti altri piccoli e minimi produttori coltiviamo e preserviamo.

In questa melassa culturale, nella quale tutte le veline e i programmi televisivi sono uguali e la politica è spesso ridotta a spot pubblicitario, non credete che la difesa della biodiversità del nostro Olio e dell'Olio del Garda o di quello toscano o umbro siano un valore che, a medio o lungo termine, potrebbero essere un valore aggiunto, anche economico, alla nostra produzione di qualità?

Nessuno vuole impedire di vendere ai fast food un buon olio extravergine e che questo venga utilizzato per i loro prodotti: sarebbe un passo avanti nella qualità. Ma se crediamo ancora alla nostra DOP, non credo che il logo di un fast food, associato al nostro, possa diventare una sorta di medaglia al merito; temo che diventerebbe un segno di demerito.

Non sono assolutamente, per mia formazione culturale un aristocratico cultore dei prodotti di nicchia, ma siete ancora voi, cari colleghi, cultori della biodiversità e della qualità?

Grazie per l'ospitalità
Sergio Gafà



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