La voce dei lettori

UNA SPIETATA ANALISI DEL COMPARTO OLEARIO

"Le necessità di un settore produttivo in condizioni di estremo bisogno di progressi in campo agronomico, tecnologico e commerciale, si confrontano con un muro di gomma Istituzionale privo di idee e di ideali, impegnato nella gestione e nella conservazione dell'esistente secondo ben noti criteri". E' il pensiero espresso da Giorgio Pannelli, dell'Istituto sperimentale per l'olivicoltura di Spoleto

26 giugno 2004 | T N

Caro dr Caricato,
seguo Teatro Naturale dalla sua nascita, condividendo l’analisi critica del settore “oliandolo” e la passione che traspare dai Suoi articoli. Questa volta ho letto la Sua risposta alla lettera di Massimo Occhinegro, ed ho sentito il dovere di intervenire per sostenere la spietata analisi del comparto oleario pugliese, che mi sento di trasferire in toto a buona parte del comparto oleario nazionale.
Le necessità di un settore produttivo in condizioni di estremo bisogno di progressi in campo agronomico, tecnologico e commerciale, si confrontano con un muro di gomma Istituzionale privo di idee e di ideali, impegnato nella gestione e nella conservazione dell'esistente secondo ben noti criteri.
Al contrario, esiste una sempre più nutrita schiera di produttori e di manager (come il dr Occhinegro) che, indifferentemente dalla posizione geografica, hanno provveduto autonomamente ad un aggiornamento in campo agronomico, tecnologico e commerciale, con notevoli progressi produttivi in termini di quantità e qualità e con notevole ricaduta economica.
Un cordiale saluto e “Forza Caricato!!”
Giorgio Pannelli


Grazie per l'incoraggiamento, ma non è facile. E' tristissima l'analisi che emerge da una realtà così fosca. Lo spreco di risorse mi indigna e sapere che un patrimonio che potrebbe dare ricchezza e prestigio venga malamente depredato mi spinge ad agire. "Teatro Naturale" è una risposta forte, ma speriamo che sia anche durevole. E' un settimanale che vive di sola pubblicità e coloro che dovrebbero sostenerne la causa (gli olivicoltori, in questo caso) sono concretamente "assenti" e si limitano solo a usufruire dei vantaggi, dimostrando in tal modo una scarsa sensibilità verso chi lavora e sostiene invece una causa giusta. Tutto ciò - va pur detto - non stupisce, resta la conferma di uno dei limiti irrisolti del mondo agricolo, l'incapacità di pensare a un bene comune che non sia il proprio personale tornaconto.
Gli esempi positivi non mancano. Il caso di Occhinegro è uno dei tanti, seppure rari. Ma anche nell'ambito della ricerca il suo qualificato impegno presso l'Istituto sperimentale per l'olivicoltura di Spoleto non è da meno. Dobbiamo dunque farci i complimenti reciproci. Servono per andare avanti, come carburante. Magra consolazione. Si lavora insomma con grande impegno perché c'è la spinta idealistica ad animarci. Gli altri, quelli che dell'olivicoltura ne fanno invece una questione di reddito, si arricchiscono con danaro della collettività ai danni degli olivicoltori beffati; ma gli olivicoltori hanno, io credo, la massima responsabilità nel rendere possibile tale scempio. E il dramma, e la relativa beffa di un contesto così balordo, è che a volere tale situazione di stridente anomalia siano proprio gli stessi olivicoltori, con la caratteristica inedia e insensatezza che li contraddistingue.
Luigi Caricato

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