La voce dei lettori

La chiave per dare un senso alla fatica dell’agricoltore

Ci scrive Antonella Leone, dell'Ispa-Cnr di Lecce: quando si parla di interventi per arginare una crisi di mercato, sarebbe bene programmare “interventi di sistema”

11 luglio 2009 | T N

Caro Direttore,
ho appena letto l’articolo “E' crisi per la patata primaticcia del Salento, si chiedono interventi”, pubblicato sul numero n. 26 di “Teatro Naturale” del 06 Luglio 2009 (link esterno), di cui ricevo regolarmente le newsletters. Apprezzo molto la vostra pubblicazione e mi felicito del fatto che possa avere, come ho recentemente appreso, una diffusione internazionale.

L’articolo parla di un prodotto, la patata primaticcia, che ho avuto modo di studiare negli ultimi anni con il gruppo di lavoro del mio Istituto (Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari di Lecce). Il risultato di questo lavoro ha dato indicazioni sul significativo valore salutistico della patata primaticcia (diverse varietà compresa la Sieglinde), dovuto alla capacità antiossidante sia di tubero sia della buccia, ed all’attività anti-proliferativa dei polifenoli estratti, osservata su cellule cancerose. Dopo la pubblicazione del lavoro su una rivista scientifica internazionale (Leo et al., 2008. Antioxidant Compounds and Antioxidant Activity in “Early Potatoes” J. Agric. Food Chem. 2008, 56, 4154–4163), nonostante i risultati preliminari erano stati incoraggianti, l’attività di ricerca non ha potuto continuare per la solita mancanza di fondi.
Fondi, che come lei sa, possono provenire principalmente da progetti esterni, possibilmente in relazione con aziende private (PMI).

Le dico questo perché l’articolo pubblicato sul suo magazine mi ha fatto riflettere, ancora una volta, sul divario fra ricerca scientifica ed oggetto della ricerca, ancora più inammissibile quando l’attività scientifica è di tipo applicativo. Inoltre, negli articoli divulgativi e/o di settore che vedo pubblicati, anche nel suo magazine, osservo spesso un particolare tipo di orientamento. Tale approccio sottolinea, quando si parla di interventi per arginare una crisi di mercato contingente, quegli interventi “di sostegno diretto e immediato” piuttosto che programmare “interventi di sistema” che, a mio modesto parere, non dovrebbero solo essere “finalizzati a prevenire crisi di mercato contingenti” ma, principalmente, ad orientare l’attenzione verso un prodotto con qualità che possano essere certificate scientificamente.

Personalmente vedo soprattutto nel secondo e terzo punto della direttrice b), così come è citato dall’autore del vostro articolo, cioè nella “promozione del prodotto” e nella “innovazione di processo e di prodotto” la chiave per dare un senso alla fatica dell’agricoltore.
Favorire progetti di ricerca che, accanto all’approfondimento di conoscenze di base, possano dare dignità e valore ad un prodotto quasi unico al mondo, serve senz’altro, con un’ adeguata promozione, ad orientare l’attenzione non solo del mercato locale, ma anche di un più ampio mercato internazionale, verso tale prodotto. Sia il prodotto agricolo come tale (la patata primaticcia), per le sue qualità salutistiche provenienti dall’eccezionale contenuto in phytochemicals, sia appropriatamente processato e proposto in forme “nuove” sul mercato, potrebbero rappresentare un “prodotto innovativo” e - aggiungo - un ottimo argomento per progetti di ricerca.

La ringrazio dell’attenzione che mi ha prestato e spero in futuro di vedere, in qualche suo articolo, maggiori legami fra il mondo produttivo ed il mondo della ricerca.

Insieme ai miei complimenti Le porgo i più cordiali saluti,

Dr. Antonella Leone
Researcher Cnr - Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari, Lecce (Ispa-Le)



Concordo con lei punto per punto.

Spero che il mondo istituzionale, oltre che le organizzazioni di categoria, si accorgano della sua lettera con la dovuta attenzione e ne facciano tesoro.

Luigi Caricato

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