La voce dei lettori

Agricoltori in ginocchio. La denuncia

Come si fa a vivere con poco più di 3000 euro all’anno? Ecco il conto economico di un’azienda di 25 ettari, stilato dallo stesso proprietario

17 gennaio 2009 | T N

E’ nelle mie intenzioni rendere note le pietose condizioni in cui siamo obbligati a convivere noi imprenditori del settore agricolo, ovvero proprietari, come me medesimo, di un’azienda agricola con estensione pari a 25 ettari.

Con un’azienda di tali dimensioni, alcuni anni fa potevamo godere di un tenore di vita più che accettabile, considerando un nucleo familiare composto da quattro persone, di cui due figli, uno studente universitario e l’altro impegnato negli studi della scuola media inferiore.
Attualmente possiamo ritenerci poveri nel significato più stretto di questa parola, infatti non abbiamo un reddito; situazione che posso dimostrare stilando un elenco dei ricavi che ottengo dalla mia attività vendendo i prodotti e delle spese che devo obbligatoriamente sostenere per attuare un ordinario ciclo di produzione.

A tal proposito cito un esempio:
- 10 ettari di grano: Ricavo = 6930,00 € ;
- 10 ettari di girasole: Ricavo = 3680,00 € ;
- 2 ettari di vigneto: Ricavo = 5600,00 € ;
- 3 ettari di uliveto: Ricavo = 3840,00 € ;
- Integrazione al reddito = 9000,00 € ;
- Totale Ricavi = 29050,00 € .

Le spese sostenute sono 22100,00 € in più i nostri contributi Inps sono di € 3600,00. Inoltre in questa somma non sono conteggiate le mie giornate lavorative e le quote di ammortamento.

Facendo la differenza mi restano 3350,00 € ; con questa somma dovremmo vivere, per un intero anno, in quattro persone.
Faccio presente che non abbiamo altro reddito.

Sfido qualsiasi persona a dimostrare la non validità di questi dati analitici, sicuramente non riuscirà a provare una situazione diversa. Non è nelle mie intenzioni polemizzare, ma è alquanto evidente che tutte le istituzioni di qualsiasi livello gerarchico volgono le loro attenzioni solo verso le attività industriali, ai lavoratori dipendenti in cassa integrazione ed alle attività commerciali, che hanno comunque diritto al sostegno delle istituzioni.
La problematica principale che voglio esternare è l’attuale situazione, in cui è caratteristica comune che nessuno si preoccupa delle attività del settore agricolo e della loro vacillante situazione, che è caratterizzata da lavoratori indebitati verso le istituzioni bancarie.
Siamo a rischio usura ed alla mercé di gente senza scrupoli che acquisterà la nostre aziende per somme di denaro inconsistenti.
Riguardo l’usura, è una problematica attuale, poiché se ad un’azienda viene rifiutato ogni prestito bancario, c’è il rischio di attirare gli usurai, con la conseguenza immediata di entrare in un giro senza uscita. Il governo attua campagne di prevenzione istituendo associazioni e numeri verdi; per esperienza personale io ho provato a contattare dette associazioni, ricevendo come risposta la loro mancanza di fondi monetari, poiché lo stato non fornisce i mezzi monetari per sostenere quelle aziende che non hanno ancora problemi di usura. Distinti saluti

Sergio Vernacchia

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