La voce dei lettori

Ma quanto olio c'è in giacenza? Meglio evitare turbative di mercato

Spero che una battaglia vinta, quella dell'origine in etichetta, non si tramuti in una sconfitta - avverte preoccupato Riccardo Guglielmi

04 ottobre 2008 | T N

Sono un produttore di olio EXTRA VERGINE di OLIVA PUGLIESE, mi chiamo Riccardo Guglielmi, in un momento di crisi, l’ennesima per il mercato dell’olio di oliva, sono risollevato quando leggo che Bruxelles propone l’introduzione obbligatoria dell’origine in etichetta, qualche giorno dopo sul sito Teatro Naturale che leggo sempre, vi è l’articolo di Alberto Grimelli e Marcello Scoccia: “Per l’olio di oliva si attende un’annata da ricordare”: link esterno

Questo articolo mi stupisce e mi fa crollare il mondo intorno, in quanto si parla con una certa precisione di quantità da produrre, di quantità d’olio in giacenza e di conseguenza di quello che può succedere al mercato.

Io penso che in un momento prossimo alla congiuntura di due campagne olearie queste notizie vengono date con una certa verifica ed attendibilità dei dati, perché possono provocare turbativa del mercato che non certo per l’anno trascorso è stato poi così buono.

Se invece si tratta di stime voglio ricordare a chi queste le ha fatte e per conto di chi, che c’è un detto nel mio territorio “agosto olio e mosto” e come è noto nel sud Italia “Puglia, Calabria e Sicilia” che è la zona dove si produce l’80% delle produzione nazionale di olio ha subito una siccità mai registrata negli ultimi quarant’anni e non tutte le zone coltivate ad olive sono irrigate.

Per quanto riguarda le giacenza si parla d’Italia di circa 50mila tonnellate, questo, questo mi stupisce ancora una volta: è mai possibile che dopo una compagna (2007/08) che è stata riconosciuta come la più scarsa degli ultimi decenni vi sono ancora 500.000 q.li di olio in giacenza e anche se fosse vero in un paese ITALIA dove il consumo interno è superiore alla quantità di olio prodotto, senza parlare di quantitativi di olio confezionato e sfuso esportato, in questo contesto di cose penso che innanzitutto a qualcuno spetta far chiarezza; penso al Ministro dell’agricoltura e penso che il consumatore italiano non solo debba essere informato che comunque quando compra una bottiglia di olio extravergine di oliva la maggior pare delle volte sta comprando un olio che italiano non lo è in quanto ad oggi secondo alcuni esperti del settore, circa il 30% dell’olio prodotto nella campagna 2007/2008 risulta ancora invenduto e giacente presso frantoi e cooperative.

Credo invece che le cose stanno un po’ diversamente, probabilmente la notizia della normativa comunitaria di introdurre l’origine in etichetta da parte della Comunità europea abbia fatto arrabbiare gli industriale in quanto volevo che a tutti i costi questo non succedesse, ecco perché ora cercano di correre ai ripari, chiedendo che la nuova normativa entri in vigore il più tardi possibile in quanto devono smaltire le scorte di magazzino, ma di un magazzino così vasto che non solo comprende i paesi comunitari ma anche extracomunitari ecc…ecc…

Spero che la rappresentanza del mondo agricolo in questi giorni cominci a dialogare con le autorità competenti affinché, una battaglia vinta, quella dell’origine in etichetta, non diventi una guerra persa per i PRODUTTORI OLIVICOLI ONESTI DELL’ITALIA INTERA.
Riccardo Guglielmi

Gentile Signor Guglielmi,
le stime presentate da Teatro Naturale si basano su un'indagine condotta dalla stessa testata, e più in particolare dai due autori dell'articolo, su un significativo campione di produttori e frantoiani presenti sull'intero territorio nazionale.
Tali numeri sono quindi il frutto di una conoscenza approfondita, ancorchè indiretta, dei territori che compongono la nostra olivicoltura nazionale.
Il nostro servizio ha voluto quest'anno implementarsi ulteriormente offrendo uno spaccato, altrettanto completo e preciso, delle giacenze.
Naturalmente accettiamo il contraddittorio e siamo pronti a valutare altre cifre, rispetto a quelle da noi proposte ai lettori, purchè siano ugualmente autorevoli e di fonte certa.
Infine non crediamo che le stime presentate, spaccato della realtà olivicola italiana e internazionale possano creare turbative di mercato. Ancorchè lusingati, lei attribuisce troppa influenza alla nostra testata che non può certo contribuire alla formazione delle quotazioni a livello nazionale e mondiale.
Quanto all'origine obbligatoria in etichetta ci auguriamo, ma non ne siamo affatto conviti, che porterà a benefici economici per i produttori.

La Redazione




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