La voce dei lettori

Metti l'origine in etichetta / 5. Ecco un parere entusiasta

Se gli imbottigliatori vorranno vendere olio “italiano”, dovranno comprare olio italiano, pagandolo di più perché da noi di più costa produrlo

05 luglio 2008 | T N

Caro direttore,
Non posso stare zitto !
Da ottuso pecorone subalterno e schiavo delle perfide associazioni di categoria come evidentemente lei e la vostra redazione considerate i milioni di soci delle organizzazioni sindacali agricole, (stavolta finalmente tutte d’accordo nell’accogliere positivamente la nuova normativa) mi permetto di fare anche io alcune considerazioni sulla lettera del signor Luigi Tega.
Premesso che la trasparenza nei confronti dei consumatori è, a mio avviso, sempre e comunque un fattore positivo tanto che personalmente come produttore sarei disposto a spendere anche qualcosa in più purchè questa venisse garantita, mi domando e domando al sig. Tega da dove deriva l’aumento dei costi per i produttori che egli paventa, forse le tipografie aumenteranno di così tanto il costo delle etichette se saremmo costretti ad aggiungere alle miriadi di ca..te che vengono scritte sulle etichette per “accattivarsi” il favore dei consumatori una delle poche cose che questi veramente vogliono sapere cioè la provenienza?
O non sarà che i costi aumenteranno per gli imbottigliatori che dovranno, se vorranno vendere olio “italiano”, comprare olio italiano, pagandolo di più perché da noi di più costa produrlo.
Vengo poi alla massaia, lo so anch’io che questa già compra prodotti che non sono italiani perchè come giustamente lei dice “ perfettamente dichiarato in etichetta” ma quando li compra, proprio perché c’è scritto in etichetta sa quello che porta a casa, non vedo perché solo per l’olio dovrebbe fare a meno di un suo sacrosanto diritto : sapere da dove viene il prodotto che acquista.
Poi nessuno le vieterà di comprare koroneiki arbequina o picholine a me basta che quando le comprerà sotto sotto non sia convinta di acquistare moraiolo frantoio o taggiasca.
Quanto poi agli oli Igp, Dop, Made in Italy al quale si dovrebbe rivolgere per essere sicura di comprare olio italiano questa si che è una vera distorsione del mercato, non vedo perché io che produco olio in toscana con olive solo mie dovrei assoggettarmi ad un sistema necessariamente burocratico molto spesso anche molto costoso per veicolare alla massaia una cosa così semplice e banale come la provenienza del mio prodotto.
Non ho niente in contrario agli Igp o alle Dop ma credo che il loro scopo principale non sia quello di certificare la provenienza dell’olio bensì la rispondenza ad un particolare disciplinare di produzione di cui la provenienza è solo un aspetto.
Di come reagiranno i gruppi industriali francamente non può fregarmene di meno, mi basta che l’olio come il vino e come tutti i prodotti alimentari siano sempre più identificabili con il territorio di provenienza, se poi qualche produttore sentirà la mancanza dei grandi gruppi che pagano l’olio ad un prezzo inferiore a quello di produzione per poi inondare il mercato di olio “italiano?” di qualità scadente credo che ce ne potremo fare facilmente una ragione.
Come gia scrissi nella mia precedente lettera di febbraio sono tuttora convinto che la normativa sulla etichettatura non sia la panacea di tutti i mali, ma è sicuramente un passo avanti nella giusta direzione, almeno per quel che riguarda i produttori.
Saluti

Andrea Landini

Caro Landini,
come abbiamo ospitato con piacere l’intervento di Ranieri Filo della Torre, oggi pubblichiamo la sua lettera, segno evidente che la redazione di Teatro Naturale è aperta al dialogo e al confronto, senza alcuna pregiudiziale.
Ogni pensiero, idea e opinione per noi sono importanti e degni di considerazione.
La critica e la polemica su determinate questioni o provvedimenti prescindono dalle nostre valutazioni, che la potrebbero anche stupire, sulle organizzazioni agricole.
Smettiamola, quindi, di buttarla sempre in politica e discutiamo invece di politica agricola e olivicola.
Abbiamo contestato il decreto perché foriero di nuovi costi e di un sistema burocratico, da lei stesso criticato. Il decreto del 10 ottobre 2007, facendo riferimento alla normativa di applicazione del Made in Italy, di fatto introduce per tutti quel sistema, obbligando alla tenuta di registri e un più complesso sistema di procedure, che lei indica come “molto spesso anche molto costoso”.
Infine, per correttezza, dobbiamo sottolineare, come le dirà qualsiasi funzionario dell’Icq ma anche tutti i dirigenti dei Consorzi che le Dop e Igp non certificano la qualità del prodotto ma proprio la sua origine, prevedendo il disciplinare di produzione il rispetto di obblighi riguardanti la provenienza delle olive, la lavorazione delle stesse e la conformità dell’olio rispetto a standard definiti per il territorio di provenienza.
Non pretendiamo né vogliamo convincerla, sarebbe molto noioso se tutti la pensassimo alla stessa maniera. Quanto ai risultati del decreto, ai posteri l’ardua sentenza!
Buon lavoro

L. C.

Potrebbero interessarti

La voce dei lettori

Miscela di oli di oliva originari dell'Unione Europea e non originari dell'Unione, che significa?

Un olio extravergine di oliva riposta questa indicazione in etichetta. Che significa? Posso fidarmi? La spiegazione sulla dizione e poi un consiglio

17 febbraio 2025 | 15:00

La voce dei lettori

Teatro Naturale sarà quotidianamente al vostro fianco

Un restyling con le novità principali che saranno “sotto il cofano”. Teatro Naturale diventa, di fatto, un quotidiano con notizie che saranno on line in ogni momento della giornata per offrire informazioni e aggiornamenti in tempo reale

12 ottobre 2024 | 09:30

La voce dei lettori

Produzione di olive più importante della resa in olio, fatevi due conti

Raccogliamo la sfida di fare due conti sull’importanza dei fattori produttività e resa nell’economia di un’azienda agricola, poiché le vecchie consuetudini sono dure a morire

25 settembre 2024

La voce dei lettori

La favola dell'olio lampante e la verità dell'olio extravergine di oliva

La moneta cattiva scaccia sempre quella buona, anche nel mondo dell'olio di oliva. Pensare che la certificazione sia la motivazione di acquisto, significa scambiare la causa per l’effetto

12 settembre 2024

La voce dei lettori

Abolire l’olio lampante per salvare l’olio extravergine di oliva

Il pulsante per provocare lo shock nel mondo dell’olio di oliva esiste, solo che nessuno lo vuole pigiare, si chiama olio lampante e suoi derivati

30 agosto 2024

La voce dei lettori

La svolta in rosa di AIRO: Marta Mugelli alla presidenza

La volontà del nuovo corso dell'Associazione è cercare coinvolgere in modo ancora maggiore la ristorazione nei progetti, mettendo sempre l’olio extravergine di oliva al centro di esperienze nuove e originali

30 aprile 2024