La voce dei lettori
INTORNO ALLA DISPUTA TRA FEDERBIO E AIAB
Ci scrive Fabio Leone: "L'unità e importante, ma non si può mettere insieme l'alfa con l'omega fingendo che gli interessi siano comuni"
07 luglio 2007 | T N
Intervengo brevemente sulla disputa fra Federbio e AIAB. I due contendenti mi conoscono entrambi personalmente per il mio passato nel mondo dell'associazionismo e della certificazione bio prima come presidente del Coordinamento Siciliano dell'Agricoltura Biologica e componente del Direttivo nazionale di AIAB, quando era diretta da Carnemolla, e poi come presidente di Codex, delegato Fiao al Comitato Tecnico-Scientifico della Scuola nazionale di agricoltura biologica del Mipaf ecc.
Da anni seguo con attenzione, ma dall'esterno l'evoluzione del biologico italiano e dalle mie dimissioni dalla Codex è la prima volta che intervengo in un dibattito che lo riguarda.
La questione OGM è molto delicata in quanto è una questione che riguarda il peggiore aspetto della politica mondiale e cioè la capacità di condizionamento delle grandi aziende agrobiotech nei confronti della politica e dei governi in tutte le latitudini.
Accettare una soglia di contaminazione significa riconoscere il diritto di una fascia esigua di agricoltori (quelli che ingenuamente credono negli OGM e quelli che su di essi speculano)di inquinare e danneggiare non soltanto l'ambiente (e questo basterebbe) ma anche milioni di consumatori che con fiducia consumano i prodotti biologici che (forse non per merito del sistema dei controlli)sono sicuramente il meglio che a livello nutritivo e di sicurezza alimentare si trova oggi sul mercato.
La posizione di Federbio, o meglio del suo presidente, è nota da molto tempo e già alcuni anni fa, dalla Prober, Carnemolla ipotizzava ed auspicava una soglia di contaminazione ammissibile.
La posizione di AIAB, che credo non sia soltanto quella di Andrea Ferrante, vista la deliberazione unanime dell'organo direttivo dell'associazione, è la posizione di uno zoccolo duro del biologico che non vuole cedere al modernismo liberista di un mercato apparentemente senza regole ma effettivamente con regole che favoriscono pochi enormi interessi di chi detiene una grande parte del capitale mondiale.
L'unità e importante, ma non si può mettere insieme l'alfa con l'omega fingendo che gli interessi siano comuni.
Gli interessi sono molto diversi.
Fabio Leone
Agronomo
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