La voce dei lettori
LA GRANDE E IRRISOLTA PIAGA DEL NEPOTISMO. LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA NON LASCIANO LIBERI SPAZI AI MERITEVOLI
Un lettore ci scrive dalla Puglia, in terra di Bari, per sfogare la propria delusione. Laureato in scienze e tecnologie agrarie, più un master in olivicoltura ed elaiotecnica, e altri corsi specialistici, non trova un lavoro qualificante, perché prevale sopra tutto l'incompetenza
26 maggio 2007 | T N
Gentile Redazione,
vi scrivo questa mail per sfogare la mia delusione.
sono laureato in scienze e tecnologie agrarie, ho frequentato per due anni il master Internazionale in olivicoltura ed elaiotecnica dell'università di Perugia ed ho partecipato a molti corsi in giro per l'Italia e presso l'istituto sperimentale di olivicoltura di Rende.
Ebbene, dopo una breve esperienza in una associazione di categoria della mia zona (Bari) dove sono stato impiegato per allestire manifesti ed altre mansioni "altamente qualificanti" mi sono reso conto dell'inutilità di queste associazioni.
Vi lavora gente spesso incompetente, che non conosce la materia e che è li solo per NEPOTISMO (il male della nostra Italia). Sono associazioni che sbrigano carte e cartacce e che portano avanti i programmi di miglioramento, sempre gli stessi da anni, solo per aver fondi e sopravvivere ma senza infondere davvero innovazione in questo ambiente.
A chi serve tutto ciò!? A me in compenso sono state accuratamente evitate tutte le possibilità di mettere in mostra le mie competenze (ma me le sono ritagliate comunque!)
il mio curriculum viaggia a vuoto, ma è evidente che di competenze in questo ambiente proprio non se ne vuol sentir parlare!! Eppure, visto il gran numero degli oli fortemente difettati portati dai frequentanti un corso di assaggio che ho curato come tutor, di lavoro ce ne sarebbe ancora tanto da fare!!
Colgo l'occasione per farvi i complimenti per la vostra rivista che è un ideale luogo di incontro e confronto sulle tematiche dell'olivicoltura e del mondo agricolo in genere.
Continuate così
dott. Luca Di Pierro
Il suo non è uno sfogo, ma una coraggiosa e intelligente denuncia.
Coraggiosa, perché nella maggioranza dei casi si preferisce, per quieto vivere, sottostare alle regole abituali: farsi raccomandare, al prezzo però di una grave perdita, il rinunciare alla propria libertà .
Intelligente, perché in tal modo lei dimostra di non aver studiato invano: denunciando lo stato delle cose fa percepire con chiarezza che la cultura in fondo un po' aiuta, a rompere gli schemi rigidi e impenetrabili. E' una misera consolazione, lo so, ma è così.
Tuttavia, mi creda: a furia di insistere, si ottiene qualcosa. La denuncia serve: gutta cavat lapidem, la goccia scava la roccia.
E' una battaglia dura, ma l'etica può ancora avere un proprio spazio in questa Italia corrotta.
Il mio maestro, lo scrittore Giuseppe Pontiggia, mi incoraggiava molto in questa battaglia morale.
Però occorre essere realisti: serve a poco, insistere su questa linea.
Nulla potrà cambiare, perché tutto è immobile. Non ci sono speranze, anche se gli spazi, quelli sì, ci sono. Ci sono, per chi è bravo, per chi non desiste. E' più faticoso, la fatica è immane, è vero, ma quando si conseguono gli obiettivi, questi poi si godranno di più e con grande soddisfazione. Tranne che qualcuno in modo disonesto non venga a scalzare la posizione raggiunta. Tutto, insomma, può accadere, ma meglio liberi che servi.
Un consiglio? Alla larga di tutto ciò che sa di istituzionale. E' pericoloso.
Luigi Caricato
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