La voce dei lettori

LA SCARSA SENSIBILITA' DEGLI AGRICOLTORI ALLE PROBLEMATICHE AMBIENTALI E GLI ANNI DI COLPEVOLE SILENZIO

Una lettera di Carlo Varisco riguardo all'editoriale "L'urlo e il silenzio", apparso sul numero 14 di "Teatro Naturale"

20 dicembre 2003 | T N

Caro Direttore,
mi riferisco al suo editoriale dal titolo "L'urlo e il silenzio" per portarle da un lato la mia sincera solidarietà e la mia comprensione davanti al sofferto stupore che La coglie constatando la scarsa sensibilità degli "agricoltori" al tema della salvaguardia ambientale.
E' una sofferenza ed uno stupore condiviso, mi creda, ma la questione va presa, a mio avviso per altro verso.
A poco vale, per la mia modesta esperienza, il lamento e la predica rivolta genericamente ad una "categoria" di persone che, di per sè, data la loro caratterizzazione produttiva, si vuole meccanicamente supporre sensibile al "bene comune".
Non è cosi, purtroppo, mai.
Mi permetto di fare un parallelo con il mondo industriale: gli operai della tristemente famosa Acma genovese, piuttosto che della Icmesa di Seveso, oppure, se vuole del Petrolchimico di Marghera, non vivono (o meglio non hanno vissuto) forse la stessa contaddizione?
Non è (o non è stato) forse il loro fare assolutamente in antitesi con la salvaguardia dell'ambiente, compreso quello agricolo?
Eppure, anche qui, anni di colpevole silenzio!
Ma si può, onestamente, imputare a loro la responsabilità di questo comportamento?
O piuttosto a coloro che, con assoluta, colpevole, assurda leggerezza nel loro ruolo di amministratori della cosa pubblica hanno non solo concesso la facoltà di esercitare imprese pericolose, per altro senza vincoli, senza tutele, e, guarda guarda, magari in cambio di privilegi o di meschini tornaconti?
Cosa si sarebbe dovuto dire a costoro, o cosa si dovrebbe dire oggi a coloro che sono nella medesima condizione?
Licenziatevi? Abbandonate il lavoro? Cercatevi una alternativa?
E con quale diritto?
Con quale serietà?
Non è dissimile la situazione nel "mondo agricolo", nè la qualifica di gran parte degli agricoltori quali "impresa" facilita o comunque cambia i termini della questione, anzi, a mio giudizio, più spesso li aggrava.
Non è, anche qui, compito della "politica", nel senso più nobile del termine, indicare la giusta via, programmare uno sviluppo sano ed equilibrato delle imprese agricole, coordinare gli interventi infrastrutturali, dotare di risorse economiche e di cultura "del miglior fare" questo mondo, sostenerlo con politiche positive, dalle imprese della produzione massiva di alimenti a quelle di nicchia per la valorizzazione dei prodotti di pregio maggiore?
Chi altro?
Possiamo, onestamente, imputare in modo generico agli "agricoltori" questa scarsa sensibilità che Lei va lamentando, dopo averli lanciati in un mondo ed in un mercato tra i più aggressivi e competitivi e dopo aver lasciato a se stesse le imprese e, tutt'al più, dopo essere intervenuti con politiche calmieratrici degli effetti più disastrosi (le ricordo, mi permetta, le questioni della distruzione dei prodotti per "sostenere" i prezzi, come quella delle "quote" di produzione per "stabilizzare" i mercati.
E quale sensibilità ambientale vuole mai che maturi in queste condizioni?
Non c'è niente da fare, caro direttore, non è la somma di nobili singole coscienze che cambia in meglio il mondo, neppure quello agricolo.
Tutt'al più è lo sforzo "comune" di una lungimiranza distante, molto distante, dalla ricerca del singolo, in senso lato, contingente profitto.
Siamo ahimè davvero distanti da una qualsiasi somiglianza tra il mondo agricolo reale e questa impostazione, e dovremo constatare sempre più spesso non solo la scarsa sensibilità, ma comportamenti assolutamenti lesivi del bene comune, l'ambiente appunto.
Ma una responsabilità c'è, e va denunciata per quella che è, se vogliamo fare... un buon servizio al "mondo agricolo", oltre che a noi tutti!

Saluti e, di nuovo, complimenti per il suo pregevole lavoro!

Carlo Varisco


Mi fa piacere che ci sia una risposta così intensa nei confronti di problematiche che ritengo particolarmente importanti. Purtroppo la situazione in Italia non è sempre esemplare quanto a sensibilità ambientale; le responsabilità sono di tanti, certo, ma gli agricoltori più di altri sono altamente implicati perché dovrebbero essere, in quanto tali, i tutori dell'ambiente per eccellenza, ma non è così. Le Istituzioni hanno gravi colpe, è indubbio, ma restano comunque lo specchio fedele della società che rappresentano.
L.C.


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