La voce dei lettori

Buone pratiche contro Xylella fastidiosa: quanto può durare un olivo?

Dopo sei anni di studi empirici, il campo sperimentale La Scelta si presenta ancora in buone condizioni. La pratica agricola applicata è PACE: Potatura, Arieggiamento, Cenere, Erba. Può una pratica così semplice opporsi ad un batterio micidiale ed incurabile come Xylella Fastidiosa?

07 dicembre 2018 | T N

Siamo nel campo sperimentale empirico “La Scelta” a ridosso del piccolo comune di Seclì (LE). Nella foto, scattata sabato scorso, è ripreso un olivo “Cellina di Nardò”, varietà sensibile al batterio Xylella. Sono trascorsi circa 6 anni dai primi segni visibili di disseccamento e, come potete osservare, la pianta è ancora verde, in maniera omogenea. La pratica agricola applicata è PACE: Potatura, Arieggiamento, Cenere, Erba.

http://www.teatronaturale.it/pensieri-e-parole/la-voce-dei-lettori/19707-xylella-fastidiosa-l-ora-della-scelta-per-la-zona-rossa.htm

Un significativo numero di alberi dell’oliveto è nelle stesse condizioni di quello della foto.

E allora mi domando e domando a chi ha competenza: quanto tempo può resistere un albero dopo essere stato attaccato, visibilmente, dal Disseccamento Rapido? Visto che sono passati circa 6 anni, il disseccamento tanto rapido non è!

E che dire di PACE? Può una pratica così semplice opporsi ad un batterio micidiale ed incurabile come Xylella Fastidiosa?

Per non parlare del campo sperimentale “La Scelta” portato avanti da un piccolo proprietario non agricoltore! Come può una semplice sperimentazione empirica tener testa a sperimentazioni ufficiali?

Giorgio Greco

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Giorgio Greco

13 dicembre 2018 ore 23:03

Nel mio oliveto ci sono 34 alberi, varietà Cellina di Nardò e Ogliarola Leccese entrambe sensibili al batterio Xylella Fastidiosa e tutte colpite, fin dal 2013, dai segni visibili del cosiddetto “Disseccamento Rapido”. Il metodo “PACE” è stato applicato su tutte le piante. Ora, metà degli olivi è in evidente stato di sofferenza mentre l’altra metà, dopo circa 6 anni, resiste abbastanza bene. Negli oliveti confinanti, stesse varietà, si è materializzato un deserto desolante e spettrale con tanti olivi ormai secchi ed altri in enorme sofferenza. Come si spiega tutto ciò? L’unica spiegazione possibile, al momento e in attesa di altri interventi, viene dal commento del Dott. Egardi. Evidentemente gli alberi ancora verdi, in maniera omogenea, stanno sviluppando un proprio sistema di difesa. Ma rimane un forte dubbio: per quanto tempo ancora possono farlo visto che la malattia è terribile, subdola, invincibile e incurabile? Forse si tratta di apparente rigogliosità e quindi la mia azione sta solo allungando i tempi di una sorte scontata, con la patologia in atto ormai giunta alle porte di Bari.

Remo Carlo Egardi

09 dicembre 2018 ore 18:39

La tendenza dell'uomo a razionalizzare ogni cosa rende pressoché inspiegabile il successo di una sperimentazione empirica che sfugge al controllo della scienza ufficiale. Nelle "pieghe " della fisica quantistica potremmo trovare risposte ad eventi come quello mirabilmente vissuto dal Sig.Greco. "La Scelta" è un magnifico esempio di come l'ambiente ( inteso, in questo caso, come cure naturali contro indifferenza e degrado) possa condizionare, contro ogni previsione, la salute o la malattia degli ulivi. Probabilmente le cure che il Sig.Greco ha riservato alle sue piante hanno stimolato il sistema immunitario degli ulivi, troppo spesso indeboliti da trattamenti aggressivi con pesticidi.