La voce dei lettori 25/08/2014

Xylella fastidiosa, l'ora della scelta per la zona rossa

La testimonianza di Giorgio Greco, che vive a Seclì (LE): "ho deciso di dedicare circa 7 ore settimanali alla cura dei miei alberi". L'incuria può arrecare molti danni. Semplici accorgimenti e gli olivi "non presentano segnali della malattia; al contrario paiono un'oasi in mezzo al deserto"


Gentile  Redazione,
sono proprietario di alcuni alberi di Ulivo e vorrei portare un contributo, una testimonianza, con allegata foto, in merito all'emergenza di questi ultimi tempi che affligge il Salento.

Ci tengo a precisare due aspetti, a mio avviso fondamentali:
-  i miei alberi credo si trovino, visibilmente, nella cosiddetta "zona rossa" del contagio da Xylella. Da alcuni anni erano in stato di abbandono ed ho effettuato, per ovvi motivi, il solo taglio dell'erba quando diventava alta e secca. Quelli che sono riuscito a trattare con i semplici accorgimenti di seguito descritti, circa la metà, in questo momento non presentano segnali della malattia; al contrario paiono un'oasi in mezzo al deserto. Gli altri, purtroppo, vengono colpiti con segni sempre più evidenti, specie in quest'ultimo mese.
-  non sono contadino di professione, svolgo tutt'altro, e non avevo mai toccato un albero prima di gennaio 2014; man mano che procedevo, mi sono affidato al mio intuito ed armato di tanta pazienza.

Agli inizi di gennaio 2014 mi sono munito di un decespugliatore medio, una scala leggera e allungabile in alluminio, una forbice ed un seghetto. Ho deciso di dedicare circa 7 ore settimanali alla cura dei miei alberi di Ulivo, dopo aver ricevuto alcuni consigli da mio zio residente nella provincia di Foggia e venuto nel Salento in occasione delle Festività Natalizie (un paio d’ore di nozioni teoriche sull’arieggiamento della chioma, tenute sul posto).

Ho iniziato col decespugliare l’erba verde ormai cresciuta con le piogge autunnali. Successivamente ho tagliato i succhioni che si erano formati sui rami interni dell’albero ed i polloni che stavano alla base del tronco, effettuando altresì una potatura leggera sui rametti inutili che chiudevano all’interno. Ho sfoltito la chioma ed ho eliminato tutto il secco esistente; ogni volta, prima di andarmene, ho ammucchiato e bruciato  lo scarto.

In media sono riuscito a finire un albero a settimana al termine della quale ho raccolto, ormai fredda, la cenere prodotta, spargendola lungo la linea circolare dell’ulivo; è nel punto in cui termina la chioma che l’apparato radicale è più sviluppato e superficiale.

Tale impegno è durato per tutto l’inverno.

Cosa è successo nel frattempo? L'erba fresca sbriciolata e decespugliata più di una volta da gennaio a maggio, è penetrata nel terreno ed è diventata un prezioso concime in quanto essa contiene azoto, fosforo e potassio. La cenere, con l’umidità e la pioggia, si è trasformata in un ottimo fertilizzante in quanto ricca di potassio, fosforo, calcio, magnesio; essa contiene anche ferro, rame e boro.

Con l’arrivo della primavera, gli alberi hanno potuto usufruire, inoltre, di tanta luce ed aria, ed essendo molto più leggeri si sono rinvigoriti; la chioma conserva, tuttora, il caratteristico colore verde dell’ulivo, nonostante la persistente siccità estiva che caratterizza, ogni anno, la Penisola Salentina.

In questo periodo sto provvedendo ad eliminare piccoli succhioni che nel frattempo si sono formati sui rami, alleggerendo ulteriormente gli alberi.

Il risultato di questa semplice ed utile operazione è racchiuso nella foto, scattata l’11 agosto 2014. Il muretto a secco rappresenta la "Scelta" che ognuno di noi, nel suo piccolo, può decidere di fare nel tentativo di salvare l’Ulivo dall’attacco di batteri e parassiti (Xylella fastidiosa, Phaeoacremonium…). Da una parte l’incuria, il buio, la morte; dall'altra la cura, la luce, la vita.

I due alberi vivono nello stesso tipo di terreno, sono vicinissimi e quasi si sfiorano, proprio come avviene tra la vita e la morte; il primo, però, sta morendo… il secondo vive.

“L’ovvio è quel che non si vede mai, finchè qualcuno non lo esprime con la massima semplicità”
     Kahlil Gibran

Saluti
 
Giorgio Greco
comune di Seclì provincia di Lecce
 
Ringrazio mia nipote Chiara e mia figlia Anastasia per la preziosa ripresa fotografica.

di T N

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Commenti 6

Giorgio Greco
Giorgio Greco
13 dicembre 2015 ore 08:16

Potatura
Arieggiamento
Cenere
Erba

PACE è la più semplice e naturale tra le BPA, a portata di tutti gli amatori come noi e dai costi ridottissimi.
Potatura e Arieggiamento servono a rinforzare la chioma, mentre Cenere ed Erba fresca sbriciolata forniscono nutrimento.
La Cenere contiene potassio, fosforo, calcio, magnesio, ferro, rame, boro, zinco, fluoro, manganese; l’Erba fresca contiene ciò che manca alla cenere: azoto. La pulizia, in genere, è necessaria a frenare il diffondersi del batterio attraverso l’insetto vettore.
Quest'anno la sto praticando in contemporanea alla raccolta.
Peccato che questa minima azione, per svariati motivi, rimane ancora troppo isolata nella terra dell'ulivo, albero antichissimo e simbolo di pace.

francesco rossi
francesco rossi
15 aprile 2015 ore 15:44

I contributi come quelli di Giorgio sono più che utili.
La preoccupazione è forte. Io vivo in Toscana ma avendo casa e oliveto in Puglia non ho più sonni tranquilli. La xilella me la sogno spesso. Ora il mio oliveto è pulito, trinciata l'erba, che peraltro era bassa, e concimato. A fine aprile primi di maggio ripeto trinciatura dell'erba e tolgo un po' di polloni dentro la pianta (alla base non dovrebbe essercene). Dopo la sfioritura faccio un trattamento a base di rame.
Mi domando: ma non sarebbe bene che una parte di fondi stanziati per la xilella vengano dati agli agricoltori - anche non professionisti come noi - per fare interventi di potatura, aratura, trattamenti ecc.. Forse il Salento diventerebbe ancora più bello e gli olivi potrebbero sicuramente salvarsi (e salvare il nostro futuro)

Nicola Ferraro
Nicola Ferraro
12 aprile 2015 ore 09:39

Leggo con attenzione tutti gli articoli sulla Xylella Fastidiosa e ancora leggo i commenti ma non riscontro nessuna proposta o incentivo a risolvere il caso. Certamente mi accorgo che in Italia si vive di fantasia e di aiuti comunitari. Nessuno fa qualcosa per risolvere tutti i problemi che si verificano continuamente. Poi ce la prendiamo col governo di turno. Ma che balle. Io mi sto adoperando a sconfiggere qualsiasi inconveniente che si ci pone in mezzo ma nessuno mi ascolta. Dobbiamo cambiare se vogliamo migliorare. Per quanto riguarda la Xylella Fastidiosa bisogna Pulire sia a gennaio che ad agosto gli ulivi e poi concimarli abbondantemente con letame o concime organico. Quando gli alberi raggiungono l'età di 100 anni vogliono sostituiti per avere alberi giovani e produttivi tali da poter invogliare i giovani a vivere la terra. La vita si deve rinnovare continuamente. Ascoltate.

Pier Sante (nino) Olivotto
Pier Sante (nino) Olivotto
30 agosto 2014 ore 08:48

Grande contributo. Complimenti Giorgio!!!!!

Giorgio Greco
Giorgio Greco
26 agosto 2014 ore 21:49

Qui c’è la mia personale e viva esperienza; ognuno ha libertà di leggere secondo le proprie emozioni, la propria condizione d’animo e trarre le conclusioni che meglio crede.

Intervengo solo per dire che:

1. decespugliamento dell’erba
2. eliminazione di succhioni, polloni e secco
3. sfoltimento della chioma
4. potatura leggera
5. concimazione naturale con erba sbriciolata e cenere, secondo il postulato fondamentale di Lavoisier

non costituiscono un rimedio ma rappresentano, senz’altro, il minimo di attenzione da garantire ad ogni albero, indipendentemente dai fattori esterni che possono influire negativamente (Xylella fastidiosa, Phaeoacremonium…)

e mi domando:

se l’epidemia ora in atto, al suo arrivo, avesse trovato ogni oliveto nello stato di minimo garantito avrebbe contagiato così tanti alberi e nella maniera a cui purtroppo assistiamo giorno dopo giorno?

Ahimè! Come possono, i Giganti del Tempo, seppure forti e resistenti, incassare tanti colpi e rimanere ancora sul ring? In queste condizioni di abbandono l’amaro destino dell’Ulivo nel Salento sembra già segnato, debole, consumato com’è…

Grazie.

vittorio orlando
vittorio orlando
26 agosto 2014 ore 12:27

gent.sig,greco la condivido perfettamente,l'incuria ha portato ai risultati che tutti conosciamo;mi sorgono pero' alcune domande:quali interessi ci sono in giogo? perche' spesso si parla di olivicoltura pugliese e non solamente di pochi proprietari che alla faccia della natura e del bene comune hanno forse continuato a usufruire di benefici senza il minimo scrupolo di coscenza?perche'le autorita' invece di consentire l'abbattimento non sono andati alla radice del problema obligando i proprietari alla cura dei tanto preziosi olivi?e mi fermo qui......forse non ci rendiamo conto che i nostri olivi che in gran parte ci sono stati regalati dai genitori hanno fatto innamorare una classe di turisti i quali si sono stabiliti nel nostro salento ricostruendo lo stato originale delle cose portando un indotto in tutti i sensi veramente importante.chi ha avuto il potere negli ultimi decenni ha portato l'apatia della gente all'eccesso,lo scoraggiamento e' divenuto l'argomento dei piu' e frasi come ""e mo' ci bbo' faci?ma'..tiramu....si sentono come una nenia.Grazie sig. GRECO DELLA SUA BUONA VOLONTA',FA' SICURO ONORE A CHI CON "LA CAPASA"(RECIPIENTE DI ACQUA)HA IRRIGATO QUEGLI OLIVI CHE LEI CON AMORE STA CURANDO ALLA FACCIA DEI SAPIENTONI E DEI DISFATTISTI.VITTORIO ORLANDO