La voce dei lettori
Il suicidio annunciato delle Dop olearie, nessuna strategia fuori dal frantoio
Nono esiste l'olio extra vergine d'oliva, ma gli oli extra vergini di oliva, ci spiega Gigi Mozzi, e questo impone ragioni strategiche, tecniche di marketing e standard commerciali, che non sono nelle corde del singolo produttore e nemmeno in quelle degli organismi sovra-aziendali, come i Consorzi Dop
06 settembre 2018 | T N
Caro Maurizio
non si può non essere d’accordo con te, per il tuo pezzo su Teatro Naturale: per il resto, vorrei rispondere alle due domande che lasci appese.
La prima, riguarda i progressi fatti nel campo e nel frantoio, nel corso degli ultimi anni, che non trovano risultati analoghi fuori dal cancello dell’uliveto e oltre la porta del frantoio.
La seconda, riguarda l’assassinio della DOP.
Se pensiamo che DOP dovrebbe essere l’acronimo di “Dichiarazione di Olio Promesso”, dovremmo credere che non si tratta di assassinio, ma di suicidio.
Avrei certo letto con attenzione l’articolo di Alfredo Marasciulo, su questo stesso numero di TN, per capire che la querelle sulle etichette, maschera il fatto che il consumatore non troverà mai le virtù organolettiche, gastronomiche e salutistiche promesse.
Ma veniamo al “dopo-frantoio”.
Quindici anni fa ho costituito una s.r.l, assieme a 9 eccellenti produttori di extravergine, ciascuno dei quali ne possedeva il 5%, con l’obiettivo di commercializzare un brand “comune”, capace anche di qualificare e di proteggere le singole etichette di ciascuno: non lo sapevo, ma era una “rete d’impresa” ante litteram.
Ci siamo incastrati, al momento di decidere quale era l’olio che andava venduto in brand comune e al fatto che nessuno era interessato a quello che tu chiami la “gestione del futuro” e che io traduco in “strategia”.
Da allora, quasi tutti gli eccellenti hanno riportato il successo meritato e alcuni, mi hanno stupito per la forza che hanno saputo esprimere, anche senza avere la protezione di “mercato” che avevo cercato di realizzare.
Da lì ho imparato che non esiste l’olio extravergine di oliva, ma “gli oli extravergini di oliva”: e questo impone ragioni strategiche, tecniche di marketing e standard commerciali, che non sono nelle corde del singolo produttore e nemmeno in quelle degli organismi sovra-aziendali, come i Consorzi Dop e altri.
E ho imparato anche che la sana abitudine quotidiana del “cassetto dei soldi”, fa andare veloci, eccome: ma forse non fa andare molto lontano e, difficilmente, fa andare “fuori dal frantoio”.
E allora ? Beh, penso che prima o poi, si potrà arrivare a costruire il dopo-frantoio:
io ci sto provando, seguendo l’idea di un mio vecchio maestro, Robert Laughlin, che dice:
“nella natura selvaggia, ci sono sorgenti che la gente non frequenta e acque rinfrescanti di cui nessuno sa nulla.
Per trovarle, basta abbandonare le regioni conosciute, studiare il nuovo territorio, riconoscere i propri errori e confidare nella provvidenza”.
Affezionato e devoto.
Gigi Mozzi
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