La voce dei lettori
L'onestà deve essere alla base della politica di filiera per l'olio d'oliva italiano
L'intervista di Gelso Lo Scimminione all'imbottigliatore pentito ha suscitato stupore, apprensione, rabbia ma anche riflessioni più serie e ponderate da parte di tre presidenti di Unioni olivicole: Luigi Canino, Tommaso Loiodice, Gennaro Sicolo. Guardare oltre le apparenze si può e si deve
13 dicembre 2017 | T N
Caro Direttore,
abbiamo letto con imbarazzata preoccupazione, poi diventata divertita curiosità, “l’intervista impossibile” all’imbottigliatore pentito pubblicata sul suo giornale, punto di riferimento per chi opera nell’olivicoltura.
Il racconto, per quanto frutto della fantasia dell’autore, ci consente alcune riflessioni sugli argomenti trattati che sono di stretta attualità per il lavoro che quotidianamente portiamo avanti a tutela dell’olivicoltura italiana.
Apprezziamo, ovviamente, il simpatico tentativo di mettere in risalto, attraverso questo gioco retorico – un filone molto apprezzato nel giornalismo e nella narrativa - argomenti anche scomodi e tristi per noi ma che, purtroppo, hanno rappresentato e rappresentano problemi di questo settore con i quali siamo costretti a convivere in questi giorni.
La battaglia per la qualità, ripresa in più parti di questa “intervista impossibile”, come Lei sa, è forse la più importante per noi rappresentanti del mondo della produzione olivicola nazionale.
È troppo importante tutelare l’eccellenza di un prodotto buono sia per il gusto, sia per la salute, come hanno dimostrato ripetutamente importanti studi scientifici portati avanti dalle migliori Università e dai più rilevanti Centri di Ricerca in tutto il mondo.
Allo stesso tempo, però, il nostro compito, certamente non facile, è quello di difendere l’interesse dei veri angeli custodi della nostra terra, dei veri e unici simboli di un prodotto d’eccellenza come l’olio extravergine d’oliva: i produttori, gli olivicoltori.
Per troppi anni, infatti, abbiamo assistito inermi ad un paradosso tutto italiano: per favorire il guadagno di pochi grandi marchi, nazionali e internazionali, attraverso blend e miscele di oli di dubbia provenienza, è stata calpestata la dignità di chi ogni giorno, con il grande freddo o con la siccità, attraverso mille sacrifici soprattutto di natura economica, si impegna per regalare ai consumatori un prodotto di qualità.
Non abbiamo mai chiesto, in qualità di rappresentanti dei produttori, cose irrealizzabili: semplicemente ci siamo battuti e ci stiamo battendo affinché vengano riconosciuti sforzi e sacrifici dei grandi uomini che lavorano la terra.
È bene che tutti tengano a mente, infatti, che se oggi possiamo parlare di olivicoltura italiana, se oggi possiamo discutere di made in Italy, se ancora oggi il vanto della nostra terra riconosciuto nel mondo è l’olio extravergine d’oliva, lo dobbiamo proprio a loro, proprio a chi in questa terra e per questa terra ci lavora da sempre.
La battaglia al ribasso sui prezzi, i cartelli organizzati che puntano anche adesso ad abbattere i costi di acquisto dell’olio appena prodotto, le frodi che costantemente occupano le pagine dei quotidiani, sono il vero cancro da debellare, sono la realtà e non sono invenzioni – purtroppo - della Sua “intervista impossibile”.
Un cancro che nel medio-lungo termine, se non vi saranno concrete cure, porterà al collasso l’intera olivicoltura nazionale.
Qualcuno, fortunatamente, l’ha capito, visti i progressi compiuti negli ultimi mesi con la nascita della filiera olivicola olearia italiana che racchiude produttori, industriali e commercianti onesti.
Proprio l’onestà è ciò che deve contraddistinguere gli attori di questa battaglia campale di legalità, che deve coinvolgere non solo produttori, industriali e commercianti, ma anche politica e magistratura.
Onestà verso i produttori e i loro sforzi quotidiani.
Onestà verso la storia di questo prodotto e verso ciò che rappresenta per l’Italia nel mondo.
Onestà verso i consumatori che danno fiducia all’olio extravergine italiano.
Se viene a mancare questo requisito, purtroppo, saremo tutti responsabili di un attentato alla nostra storia ed al futuro della nostra terra e delle generazioni che verranno.
Luigi Canino, UNASCO
Tommaso Loiodice, UNAPOL
Gennaro Sicolo, CNO
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