La voce dei lettori 31/08/2016

Occorre rompere il grigiore della campagna salentina. C'è un dopo Xylella

Mentre si cercano soluzioni affinchè l'olivo possa almeno convivere, se non sconfiggere, Xylella fastidiosa, occorre pensare alla campagna arida e brulla. Un Salento spoglio e senza alberi sa di abbandono e di rinuncia. Ripiantiamo il fico d’india, il fico, il cappero, il rosmarino, l’alloro. La proposta di Giorgio Greco


Gentile Redazione,

siamo ormai alla fine dell’estate 2016 e, a distanza di circa tre anni dalle prime avvisaglie di xylella, è aumentato il numero degli alberi ormai scheletrici, l’abbandono degli oliveti e di conseguenza sono aumentati gli incendi, affiorano i rifiuti, nell’indifferenza, in genere, della cittadinanza locale. Purtroppo, quanto accade lo temevo da tempo ed ora una triste realtà è sotto gli occhi di tutti.

Quei tanti piccoli appezzamenti ereditati da proprietari non agricoltori che si trovano in zone rocciose, dove c’è poca terra e manca l’acqua, sono ormai condannati e non credo rivedranno più l’ulivo. Solo in quei terreni fertili, dove l’acqua viene prelevata dalle falde più profonde attraverso pozzi artesiani già esistenti, condotti da aziende agricole e, si auspica, da future cooperative di giovani agricoltori seri e volenterosi, ci potrà essere posto per nuovi impianti di eventuali varietà resistenti a patogeni ormai endemici.

Gran parte del territorio agricolo, ahimé, rimarrà incolto per anni ed anni a causa della mancanza di iniziativa nel dedicare un po’ di tempo ai campi attraverso quelle minime buone pratiche utili a riequilibrare i processi naturali dell’ecosistema.

Nel frattempo, per rompere il grigiore di un paesaggio triste e malinconico, sarebbe già un miracolo se qualcuno iniziasse a ripiantare e curare il fico d’india, il fico, il cappero, il rosmarino, l’alloro… proprio come si faceva un tempo, che bene si adattano a quei terreni rocciosi e a lunghi periodi di siccità sempre più frequenti in questa parte del pianeta.

 Giorgio Greco

di T N