La voce dei lettori
OLIO, OLIVICOLTORI E INDUSTRIA
Il giornalista Sefano Tesi scrive a Luigi Caricato in merito all'articolo "Che grande delusione. I produttori olivicoli..."
10 dicembre 2005 | T N
Caro Luigi,
condivido in grandissima parte quello che hai scritto sull'ultimo TN (a proposito, grazie ancora per l'ampio spazio che hai riservato alle mie opinioni su Gabanelli e Riotta) circa la filiera dell'olio, l'immaturità dei produttori e l'assurda e un po' ridicola battaglia ideologica e permanente condotta da costoro, o meglio dai loro capataz, contro l'industria olearia e le aziende di marca.
Dico le stesse cose da molti anni. Ma, come sai, le idee equilibrate e ponderate, frutto di riflessioni e di esperienza, ben poco possono contro le utopie populistiche di cui la massa ama farsi nutrire e che usa spesso come foglia di fico per coprire le magagne della propria inadeguatezza.
Sul fatto che il mondo dell'olio che io definisco "agricolo", in contrapposizione non ideologica ma tipologica a quello industriale, sconti radicatissime inadeguatezze, vizi, immaturità , ingenuità , nonchè una certa presunzione e una spiccata propensione al vittimismo (alimentata del resto dai consueti tributi che strepitano contro il presunto nemico, ovvero l'industria), non ci piove.
Temo ci vorrà parecchio tempo però perchè gli olivicoltori si liberino dei paraocchi e dei cattivi maestri e giungano alla conclusione che il male è al loro interno e non fuori (è curiosamente la stessa cosa che, vox clamans in deserto, predico da sempre a proposito della categoria giornalistica e dei suoi mali, ma questo è un altro discorso). La realtà è quella che conosciamo e gli apriorismi utopici di cui anche la stampa si serve spessissimo per accattivarsi l'uditorio e i lettori certo non aiuta a comprendere, nè ad andare più in profondità nelle questioni.
Mi dispiace non essere stato presente all'Antella, avrei detto all'amico Merz (che peraltro conosco da una vita e che stimo) quello che penso.
Ciao e buon lavoro,
Stefano Tesi
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