La voce dei lettori

"REPORT" E IL VINO / 1. SGUARDI IMBARAZZATI

Ci scrive Francesco Mancuso, un importatore di vini italiani di qualità: "Ritengo che le opinioni espresse nel vostro articolo di oggi siano oggettivamente faziose e fuori luogo"

03 dicembre 2005 | T N

Distinti signori della redazione di Teatro Naturale,
Sono un piccolo importatore di vini italiani di qualità in Svizzera ed ho appena letto il vostro articolo di protesta contro l’ultima trasmissione di Report che a vostro modo di vedere ha voluto screditare un intero comparto cercando lo scandalo.
Personalmente, ho seguito sia la puntata incriminata che quella che l’ha preceduta in Ottobre 2004. In entrambe le occasioni ho assistito a quelle due trasmissioni con un’attenzione ed una partecipazione inusuale proprio per il fatto che anche io opero nel settore promuovendo all’estero alcuni dei nostri migliori vini.
Ritengo che le opinioni espresse nel vostro articolo di oggi siano oggettivamente faziose e fuori luogo. Se da un lato é possibile che la redazione di Report abbia fatto uso di una tecnica espositiva che tende a mettere in luce in maniera ironica alcune esternazioni ridicole di presunti tecnici, commentatori e giornalisti specializzati, dall’altra é innegabile il fatto che il Sig Andrea Sartori, l’On. Collarini ed il Vice Ministro Delfino hanno collegialmente contribuito con la natura ed i contenuti delle proprie affermazione, con le pause e gli sguardi imbarazzati a creare nello spettatore un clima di assoluta diffidenza, quantomeno nei loro confronti. Mi spiego meglio e di nuovo lo faccio non da critico televisivo (non lo sono e non ne avrei i mezzi), ma da spettatore e soprattutto da importatore di vini italiani di qualità in una zona del mondo (Ginevra e dintorni) dove vendere vino italiano vuole dire combattere una concorrenza dominante di vini francesi e di pregiudizi locali legati all’immagine del vinaccio in fiasco che accompagnava le ondate di immigrazione di noi italiani all’estero
Sartori , oltre a fare la figura del padre irresponsabile per il fatto di fare bere vino ai figli minorenni, già dalle prime battute si é lanciato in una critica sterile dove mentre da una parte riconosceva la fondatezza di alcune pecche del « comparto » messe in rilievo dalla trasmissione, dall’altra invocava il tributo che la stessa trasmissione avrebbe dovuto pagare ad una politica di immagine del settore vitivinicolo italiano. Da spettatore ho ritenuto che per il sig Sartori, « l’immagine » in quanto tale é per lui un valore dominante rispetto al diritto di cronaca (andatevelo a risentire). Questo tipo di signori belli tondi, incravattati e pettinati che mi parlano di « immagine » in un settore dove la sostanza é tutto, da spettatore televisivo mi risultano antipatici ma soprattutto da operatore mi risultano inattendibili. Peccato che qualcuno lo abbia messo a fare il Presidente dell’Unione Italiana Vini.
Sull’Onorevole Collarini, oltre al commento da voi già espresso e che condivido, aggiungo solo che anche li, assistere all’intervista di un grande produttore che si dice di pura razza in mezzo ad uno stabilimento industriale dove si vede tanto splendido Inox (avrebbe potuto anche farsi vedere davanti ad una botte) e che per di più difende gli interessi suoi e della sua categoria promuovendo azioni che vanno aldilà della diffida o della querela (mi sembra di avere capito che si sia fatto promotore di un’iniziativa parlamentare contro la redazione di Report) ha suscitato in me le stesse sensazioni che ognuno di noi risente quando assiste alle esternazioni di potenti che attraverso il mezzo televisivo persistono nel volere intimorire chi mette alla berlina il loro modo di operare.
Quanto al Vice Ministro Delfino, i suoi silenzi e le sue lacune parlano per lui. Inammissibile. Quell’uomo firma decreti legge, permessi, licenze, e Dio solo sa quanti altri atti fondamentali per il bene del « comparto » (e della mia salute di consumatore) su delega diretta da parte del suo Ministro. Ma Alemanno, che non mi sembra un ignaro, ci ha mai parlato con il sig. Delfino ? Si sono mai seduti intorno ad un tavolo per discutere di cose operative ?
Vi sembrerà assurdo o quantomeno temerario dal punto di vista dell’opportunità e della tecnica di vendita, ma io la trasmissione di Report di Ottobre l’ho registrata e mi è capitato di farla vedere ai miei clienti più impastati di pregiudizi sul vino italiano e gliela commento. Immancabilmente poi succede che questi, una volta capito dove si trovano i vini che importo per loro da una dozzina di produttori italiani qualitativi, poi mi comprano i vini di qualità che ho scelto per loro. Il mio messaggio é : « come nell’orologeria (settore intimo a chi vive in Svizzera) anche nel vino esistono due realtà, quella del prodotto industriale (fatto di mosti, lieviti e tannini in pacchi sotto vuoto) e quella del prodotto di alto artigianato (fatto di produzioni limitate ottenute dalle proprie vigne, da lotta guidata etc.). Il consumatore è libero di scegliere se comprarsi uno Swatch da 110 Frs. o un Patek Philippe da 110.000 Frs. Diversi prodotti, diverse attese, diversa spesa, ma tutte legittime e con diritto di esistere. Io mi sono concentrato sui Patek Philippe dell’enologia Italiana. Alla Coop trovate il Villa Antinori, gli Zonin ed i Marchesi di Frescobaldi. Ottimi prodotti e lo dico senza ironia per i 14 Frs. che vi costano.
Concludo dicendo che prima di lanciarsi in crociate contro una redazione di giornalisti con l’intento di crocifiggere un presunto attentato al « comparto » (termine che mi fa pensare alla stiva di una nave più che ad un settore vitale della nostra economia), cerchiamo di concentrarci sulla sostanza delle cose e magari di trarre profitto dai segnali rilevati da un gruppo di giornalisti che magari cercheranno lo scoop, ma che di fatto mettono a nudo aspetti di un settore della nostra economia che siamo ancora in tempo a raddrizzare. E poi soprattutto non arrabbiamoci se ci siamo dimenticati di togliere corrente a personaggi come i Sartori, i Collarini ed i Delfino che essendo persone libere di esprimere quello che possono, quando inciampano in un giornalista di una trasmissione del servizio pubblico italiano lo fanno come possono.
Distinti saluti,

Francesco Mancuso

PS: mi farebbe piacere sapere se queste mie opinioni saranno lette da chi ha scritto l’articolo comparso oggi su Teatro Naturale e di sapere cosa ne pensa.

Gent. Sig. Mancuso,
abbiamo letto con vero interesse i suoi commenti e i suoi pensieri sul nostro articolo e sulla trasmissione di Report.
Pur rispettando le sue idee e riflessioni, non possiamo condividerle.
Ben conosciamo le imperfezioni e i problemi del settore vitivinicolo italiano (quale comparto può dirsi perfetto?). Non è un settore esente da critiche, anzi spesso siamo i primi a rilevare anomalie e a segnalarle, ma senza volontà scandalistica. Una differenza tutt’altro che formale, tutt’altro che secondaria, anzi sostanziale. Riteniamo infatti che i toni, le espressioni e la stessa “tecnica espositiva”, ovvero il modo con cui sono stati costruiti i servizi di Report sul vino sia demagogico, teso solo a cercare un facile consenso da parte del consumatore, o del fruitore professionale, che, oggi più che mai, si sente vittima di truffe, raggiri e sopraffazioni.
Crediamo anche che non è demonizzando l’avversario, sia esso un altro produttore o un altro commerciante o giornalista, che si ottiene un vero successo, professionale o commerciale. Non è presentando come fasulli o peggio truffaldini i vini delle aziende di marca che le produzioni di nicchia verranno esaltate.
Infine una nota, senza alcuna volontà polemica nei suoi confronti. Ormai oggi per la produzione di tutti i vini in commercio si utilizzano lieviti ed altri coadiuvanti di fermentazione. Vi sono aziende che ne fanno un uso massiccio, snaturando talvolta le stesse caratteristiche intrinseche delle uve, ed altre che adottano tecniche più soft. La sua affermazione “anche nel vino esistono due realtà, quella del prodotto industriale (fatto di mosti, lieviti e tannini in pacchi sotto vuoto) e quella del prodotto di alto artigianato (fatto di produzioni limitate ottenute dalle proprie vigne, da lotta guidata etc.).” riteniamo quindi sia senza fondamento e completamente slegata dalla realtà viticola del nostro Belpaese.
Distinti saluti

Graziano Alderighi
Redazione Teatro Naturale