La voce dei lettori
Il registro Sian è utile se i dati vengono resi pubblici mensilmente, come in Spagna
Abbiamo un utile strumento rappresentato dai registri Sian da tutti considerati un mero obbligo burocratico, ci scrive Adriano Mantova. In Italia è arrivata l'ora di produrre l'olio extra vergine di oliva che si intende tutelare
23 ottobre 2014 | T N
Egregio Direttore,
mi permetto di suggerire una riflessione. Oggi chiunque scrive di olio italiano si preoccupa prevalentemente di tutela dell'origine. Pochi si preoccupano di parlare di qualità e di relativa quantità realmente prodotta di olio italiano. Se si procedesse ad una analisi non ideologica e senza pregiudizi si scoprirebbe che in Italia si produce poco olio extra vergine di alta qualità e tanta porcheria (extra vergini pessimi , dal profilo organolettico non gradito ai consumatori e quasi sempre strapieni di pesticidi, oli vergini e lampanti che la sola qualità che hanno è la blasonata origine italica, nulla di più!!). Le quantità poi sono complessivamente irrisorie. Produciamo complessivamente 1/3 del fabbisogno interno e del fabbisogno export. Un export costruito su un immagine di qualità di quel poco olio buono che si produce e su una quantità che non esistite nella realtà ma solo sulle carte con cui negli anni si è incassato (e si continua ad incassare) l'aiuto alla produzione (nessuno ricorda mai che quando l'aiuto alla produzione era accoppiato si producevano in Italia anche 900 mila tonnellate. Mai viste fisicamente da nessuno).
Abbiamo un utile strumento rappresentato dai registri Sian da tutti considerati un mero obbligo burocratico. Lo sono se non vengono utilizzati solo per la tracciabilità. Purtroppo i dati sono secretati quando invece sarebbero utili a tutta la filiera se resi noti ogni fine mese (vedi Spagna). Sarebbero utili a tutti per rendersi conto, di cosa si produce in Italia, su cosa si importa, su cosa si vende e dove, su chi detiene (produttori, Industria, commercio) e su cosa si detiene in ogni momento (basterebbe diffondere i dati ogni fine mese). Il dato sugli stock permetterebbe anche di limitare le speculazioni commerciali (questo tema meriterebbe un approfondimento ulteriore), utili a pochi tranne per i produttori e consumatori.
Concludo sostenendo che in Italia è arrivata l'ora di produrre l'olio extra vergine di oliva che si intende tutelare. E' ora che si investa in olivicoltura intensiva, moderna, economicamente valida e non solo su quella paesaggistica ed eroica (magari da sostenere ulteriormente) . E' necessario sollecitare tutti gli attori , industria e commercio compresi, ad investire nel settore della produzione agricola affinché la si modernizzi per arrivare a produrre, in modo sostenibile ed economicamente valido, almeno 500/600 mila tonnellate di olio italiano di qualità vera e magari bio. Si uscirebbe finalmente dall'attuale situazione in cui ci si affanna tanto a tutelare l'olio che non c'è.
Grazie per l'attenzione
Cordiali saluti
Adriano Mantova
Gentile Sig. Mantova,
se ha seguito Teatro Naturale sa che già negli ultimi due anni abbiamo pubblicato i dati di produzione e di commercializzazione forniti da Agea e basati sui registri Sian.
Solo a titolo di esempio:
Le verità sulla produzione olearia italiana
I veri numeri dell'Italia olivicolo-olearia: né vinti né vincitori
E' vero però che questi dati vengono diffusi solo una volta l'anno in occasione di convegni e congressi mentre i dati aggregati potrebbero essere diffusi più spesso, come in Spagna.
Sarebbe necessario e srebbe anche tempo, così da dare a tutti gli operatori del settore la percezione dell'utilità dello strumento Sian, facendo percepire così meno gravosi gli obblighi burocratici.
Cordiali saluti
Alberto Grimelli
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25 ottobre 2014 ore 10:38Caro Adriano inutile dirti che condivido totalmente quello da te scritto; Tutto il settore e gli addetti ai lavori conoscono perfettamente la situazione olearia italiana nel tema di produzione. Omertà, interessi, incapacità nell'essere coesi, questo ha rovinato e rovinerà ancor più l'Italia. Le associazioni come Assitol e Federolio invece di portare alla luce le evidenti discrepanze fra le quantità prodotte e quelle dichiarate o di dimostrare con dati alla mano quanto "malato" sia il nostro ben amato made in Italy ultimamente, con i nuovi Presidenti, cercano dialogo col mondo della produzione-INCREDIBILE- L'Italia si è preoccupata soltanto di intascare gli aiuti comunitari lasciandosi superare da paesi che oggi sono realtà produttive di altissimo livello;lo sappiamo tutti. Ovviamente non potevamo ritenerci responsabili del proprio fallimento quindi abbiamo pensato bene di considerarsi il paese della qualità. Beh, quest'anno stiamo assistendo ad una campagna olearia italiana allucinante. Sarò davvero curioso di vedere cosa farà e come si comporterà il mercato.