La voce dei lettori 24/01/2014

L'Università di Bari sopprime il corso di olivicoltura. La Puglia disconosce sè stessa

Sconcerto viene espresso da Francesco Guglielmi, presidente Assoproli Bari, che in una lettera denuncia come in questo modo si lasci sempre più spazio al "modello spagnolo" vedendo cadere "gli ultimi baluardi intellettuali" a difesa della biodiversità nazionale


Gentilissimi,

ho appreso con notevole sopresa che, in occasione del Consiglio del DiSAAT - Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali - dell'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" tenutosi a novembre 2013, nell'ambito della discussione degli insegnamenti a scelta dei corsi di studio afferenti allo stesso dipartimento, è stata deliberata la soppressione del corso di Olivicoltura.

E' inutile rimarcare come tale insegnamento va a scomparire dalla regione italiana, la Puglia appunto, che rappresenta con i suoi oltre 377 mila ettari, il cuore pulsante dell'olivicoltura nazionale per superficie investita e che grazie alle 776 mila aziende con olivo in complesso (oltre il 24,5% del comparto nazionale) produce oltre il 35% dell'olio di oliva dell'intero Paese e circa il 10% di quello mondiale.

Con ancora maggiore sconcerto ho potuto verificare che l'insegnamento di Olivicoltura continuerà a tenersi regolarmente, ahimè, soltanto presso un corso di laurea magistrale presso l'Università di Firenze, unica accademia in Italia, in una regione che produce appela il 4% dell'olio di oliva del Bel Paese.

La notizia costituisce motivo di profonda amarezza e di forte preoccupazione per il futuro del settore olivicolo regionale, che verrà a trovarsi dal 2014 privo di qualsiasi riferimento formativo ufficiale. Per di più in una fase molto difficile per il comparto che risulta anche afflitto da problematiche fitosanitarie che nascono, ormai è accertato, da lamentate e ancora irrisolte questioni di squisita natura colturale e da un approccio quantomeno obsoleto alla "olivo-cultura".

Tutto ciò accade, inoltre, in un momento di grave congiuntura economica in cui anche l'olivicoltura si sta arrendendo alla globalizzazione, lasciando sempre più spazio al cosidetto "metodo spagnolo". Tale vuoto didattico porterebbe alla caduta di quegli ultimi baluardi intellettuali che, oltre a difendere la nostra enorme biodiversità, impediscono al bacino del Mediterraneo e a quelle zone del mondo che sempre più si avvicinano alla coltivazione della "Oleae europea" di trasformarsi in una colonia iberica, cosa che già da decenni continua ad avvenire dal punto di vista commerciale con la vendita dei nostri principali brand dell'olio.

Nell'impossibilità attuale di realizzare percorsi formativi che hanno forgiato decine di valenti agronomi pugliesi, di la massima disponibilità della struttura che mi onoro di rappresentare, oltrechè la mia personale, al fine di poter avviare momenti formatici esterni all'ambito accademico. Credo che in qualità di presidente della Assoproli Bari, struttura operante nel territorio delle procincie di Bari e Barletta-Andria-Trani e nelle zone limitrofe, con una base associativa costituita da oltre 37 mila produttori olivicoli, nei quali sono comprese le più importanti e rappresentative strutture cooperative di trasformazione che ne fanno una tra le maggiori organizzazioni di produttoriolivicoli italiane, sia quantomeno doverso continuare a impegnarci, soprattutto come pugliesi e come dal primo giorno della nostra nascita, nella difesa e valorizzazione della cultura dell'olio di oliva e delle olive da tavola.

Sperando in un immediato ripensamento o altresì in una diversa offerta formativa del nostro Ateneo, vi invio i migliori saluti

 

Francesco Gugliemi

Presidente Assoproli Bari

di T N

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